Con Erdogan al potere la popolazione carceraria turca cresciuta del 118%

Nel 2021 l’aumento rispetto all’anno precedente è dell’11,6%, con un numero complessivo di detenuti di poco inferiore ai 300mila. Il sovraffollamento degli istituti, con 30mila posti disponibili in meno rispetto alla popolazione effettiva. Il 96,1% dei prigionieri è di sesso maschile, il 3,9% sono donne.


Ankara (AsiaNews) - Nell’ultimo decennio in Turchia, caratterizzato dalla leadership di Recep Tayyip Erdogan e dalla riforma dello Stato in chiave presidenziale, la popolazione carceraria è cresciuta del 118%. Alla fine dello scorso anno, vi erano quasi 300mila prigionieri in una nazione di 84 milioni di persone. Secondo i dati ufficiali della Direzione generale registri penali e statistiche del ministero della Giustizia, il numero degli arrestati o detenuti in carcerazione preventiva nelle varie prigioni del Paese ha registrato un più 11,6% nel 2021 rispetto all’anno precedente (con un totale di 297.860). 

Confrontando i dati di una decina di anni fa, prima dell’ascesa alla presidenza di Erdogan che all’epoca ricopriva la carica di primo ministro, il totale della popolazione carceraria era di 136.638 detenuti. Le cifre mostrano inoltre una vera e propria emergenza per quanto riguarda il sovraffollamento degli istituti di pena, perché le 386 carceri turche possono ospitare un massimo di 270.068 detenuti, circa 30mila in meno di quelli effettivamente presenti oggi. 

Al 21 dicembre 2021 oltre l’87% dei prigionieri erano già stati sottoposti a processo e condannati, mentre il 12,8% erano detenuti in carcerazione preventiva in attesa di giudizio. I circa 260mila detenuti sono stati condannati per oltre 907mila capi di imputazione ascritti. In riferimento al genere, il 96,1% dei prigionieri è di sesso maschile e il 3,9% femminile. Per quanto concerne la nazionalità, il 96% è cittadino turco (poco più di 285mila), mentre circa 12mila carcerati sono di origine straniera. Il dato sui detenuti per 100mila abitanti era di 352 nel 2021, in aumento rispetto al 219 registrato nell’anno precedente. Lo scorso anno 428 persone su 100mila con più di 12 anni sono  finite in cella per aver commesso un reato.

Tra i prigionieri, il 24,6% è stato condannato per furto, l’8,8% per violazione dell’obbligo di residenza, 7,1% per danno intenzionale, il 6,4% per fabbricazione o spaccio di stupefacenti o stimolanti e il 5% in base al reato di danno alla proprietà. A questo si aggiungono oltre 14mila detenuti per abusi su minori (114 le donne) e 5.095 detenuti per violenza sessuale (49 le donne).

Nel 2021 sono finite in cella 270.001 persone, per un totale di 450.043 procedimenti penali a fronte di circa 240mila persone rilasciate. Il saldo fra entrate e uscite mostra un aumento di circa 30mila unità nella popolazione carceraria su base annua. 

Nella fascia di età 12-17 anni, lo scorso anno 999 persone sono state condannate e messe in prigione. Al 31 dicembre vi erano 1.817 bambini nelle carceri del Paese. Tra questi, 122 avevano un’età compresa tra 12-14 anni e 1.695 avevano fra i 15 e i 17. I detenuti di età superiore ai 65 anni sono poco più di 5.100 in totale, mentre la maggioranza dei prigionieri (108.855) hanno un’età compresa fra i 25 e i 34 anni. Il numero delle carceri in Turchia era di 382 nel 2016 ed è salito a 386 nel 2017, per poi passare a 389 nel 2018. Nel 2019 è sceso a 362 prima di risalire a 370 nel 2020. Alla fine dello scorso anno, si contavano 384 carceri nel Paese. La capacità in termini di posti letto è aumentata passando da 202.675 del 2016 a 270.068 nel 2021. Nello stesso periodo, il numero riguardante il personale carcerario è cresciuto passando da 48.764 a 66.691.