Kishida dispone un'indagine ufficiale sulla Chiesa dell'Unificazione
di Guido Alberto Casanova

Pressato dall'opinione pubblica il premier giapponese ha deciso di avviare un'inchiesta sulle ingenti donazioni al gruppo religioso finito nel ciclone dopo l'omicidio Abe. Ha raccontato in parlamento che una linea telefonica aperta per le presunte vittime distrutte dai debiti ha ricevuto 1700 chiamate. L'istruttoria potrebbe portare alla revoca dello status di ente religioso e dei benefici fiscali derivanti.


Tokyo (AsiaNews) - Questa mattina il premier giapponese Kishida ha annunciato in parlamento che il governo intende mettere sotto indagine la Chiesa dell’Unificazione (chiamata oggi Federazione delle famiglie per la pace mondiale e l'unificazione), il gruppo religioso cristiano indicato come il movente dell’assassinio dell’ex premier Shinzo Abe lo scorso 8 luglio.

La notizia arriva dopo che per settimane l’esecutivo è stato era stato estremamente cauto davanti alle pressioni dell’opinione pubblica che aveva messo nel mirino le ingenti donazioni ricevute dal gruppo religioso; un atteggiamento giustificato col diritto alla libertà religiosa. Gli ultimi sondaggi, però, hanno mostrato un ulteriore calo di gradimento del governo che ora si attesterebbe attorno al 35%, il dato più basso dall’inizio del mandato di Kishida. Una perdita di consenso su cui pesa la scoperta dei molti legami tra esponenti dell’LDP (il partito del premier ndr) e la Chiesa dell’Unificazione. Così questa mattina Kishida ha chiesto al ministro dell’educazione e della cultura di iniziare l’indagine.

“Il governo ha preso seriamente il fatto che c’è un grande numero di vittime così come povertà e famiglie distrutte, a cui non è stato fornito un sostegno adeguato”, ha detto Kishida. Da quando il governo ha aperto una linea telefonica per aiutare quanti si ritengono vittima del gruppo religioso, sono state ricevute almeno 1700 chiamate e la maggior parte di queste riguardano il problema delle donazioni.

Secondo l’agenzia governativa per la protezione dei consumatori, riunitasi recentemente, le pratiche discutibili sono un motivo sufficiente per raccomandare l’apertura di un’indagine. Nelle ultime settimane sono emerse persino testimonianze di persone che dicono di essere state indotte dal gruppo religioso a comprare “artefatti spirituali”. L’agenzia parla di intere famiglie in rovina finanziaria.

Un’associazione di avvocati per la difesa delle vittime parla di una copiosa giurisprudenza di sentenze contro le attività della Chiesa dell’Unificazione. Il gruppo religioso però non ci sta e nelle ultime settimane ha ribattuto alle accuse, denunciando una campagna di odio e aggressione nei propri confronti. A fine settembre ha anche presentato un documento di 22 pagine al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite nel quale viene argomentato che i diritti religiosi in Giappone sono stati “gravemente, sistematicamente e palesemente violati" dopo lo scorso luglio.

Che cosa potrebbe accadere ora alla Chiesa dell’Unificazione? Al termine dell’indagine il ministero dovrebbe aprire un fascicolo giudiziario e, se il tribunale concedesse l’ordine di dissoluzione, il gruppo religioso perderebbe il proprio status di ente religioso e i benefici fiscali derivanti. Ciò però non comporterebbe anche un obbligo di scioglimento e il gruppo religioso potrebbe comunque continuare a esistere.

Già due volte in passato i tribunali giapponesi hanno emesso degli ordini di dissoluzione, ma questa è la prima volta in assoluto che in Giappone il governo intraprende un’indagine. Segno che, nonostante il cambio di strategia di Kishida, permane una certa cautela.