Xi leader assoluto: con economia in crisi aumentano chance di attacco a Taiwan
di Li Qiang

Il quadro economico non è roseo per Pechino e Xi potrebbe puntare al nazionalismo come collante sociale. La nuova leadership manca di “cervelli economici” come il premier uscente Li Keqiang. I vertici militari nominati dal presidente cinese conoscono bene il dossier Taiwan.


Pechino (AsiaNews) – Con Xi Jinping più che mai leader assoluto, la garanzia del benessere economico potrebbe non essere più il collante sociale tra il regime e la popolazione. Attorniato da fedelissimi con scarsa esperienza in ambito economico, il presidente cinese e segretario generale del Partito comunista cinese (Pcc) potrebbe giocarsi la carta del nazionalismo per perpetuare il proprio potere. Tradotto: un’economia cinese in costante rallentamento aumenterà le chance di un attacco a Taiwan. 

Il nuovo Comitato permanente del Politburo uscito dal 20° Congresso del Partito, chiusosi il 22 ottobre, è composto solo di fedelissimi di Xi. Il ritiro dalla scena politica del premier Li Keqiang, l’esclusione del membro uscente Wang Yang e la mancata promozione del vice premier Hu Chunhua lasciano il vero organo decisionale della Cina senza “cervelli economici”.

Nel terzo trimestre dell’anno il Pil cinese è cresciuto più delle previsioni: 3,9% rispetto al 3,4% predetto da un sondaggio Reuters. I dati pubblicati oggi mettono però in dubbio le prospettive future: l’export cresce, ma in modo debole; le vendite al dettaglio sono scese a settembre rispetto ad agosto; i prezzi degli immobili continuano a calare; la disoccupazione giovanile rimane alta intorno al 18%.

Temendo nuove strette al settore privato a vantaggio delle grandi imprese pubbliche, i mercati hanno reagito male alla terza incoronazione di Xi e all’assenza di figure riformiste nel Comitato permanente del Politburo. La Borsa di Hong Kong registra una perdita di più del 6%; Shanghai e Shenzhen perdono oltre il 2%.

Più importante per gli investitori, Xi non dà segnali di voler almeno allentare la sua draconiana politica di azzeramento del Covid-19, considerata un ostacolo alla ripresa economica. Secondo Nomura, fino alla scorsa settimana in 30 città cinesi erano in vigore varie forme di lockdown e controlli sanitari: misure che colpiscono circa 225 milioni di persone.

Analisti fanno  notare che Xi ha messo ai vertici della nuova Commissione militare centrale – da lui presieduta – figure che conoscono bene il dossier Taiwan. A Taipei si aspettano ancora maggiore pressione da Pechino, tenuto anche conto che nello statuto del Pcc è stato inserito un passaggio contro l’indipendenza di Taiwan. Secondo l’ammiraglio Michael Gilday, capo delle operazioni navali della Marina Usa, la Cina potrebbe essere in grado di invadere l’isola entro il 2024 e non il 2027, come previsto in precedenza dal Pentagono.