Hong Kong, con intervento della pubblica accusa riparte il processo al card. Zen

Secondo la procura, il fondo umanitario gestito dal porporato e da cinque attivisti democratici era politico per natura: doveva quindi essere registrato. La difesa parla di normativa anticostituzionale. Processo aggiornato al 31 ottobre, quando prenderanno la parola gli avvocati difensori.


Hong Kong (AsiaNews) – Con l’intervento della pubblica accusa si è riaperto oggi il processo al card. Joseph Zen Ze-kiun e cinque noti esponenti del fronte democratico. La procura cittadina accusa gli imputati di non aver registrato in modo corretto un fondo umanitario di cui erano amministratori fiduciari.

Lo scorso 11 maggio la polizia aveva arrestato il vescovo emerito della città e gli altri accusati con la più grave imputazione di “collusione” con forze straniere, reato coperto dalla draconiana legge sulla sicurezza imposta due anni fa da Pechino. Senza tale incriminazione, gli imputati rischiano al massimo una pena pecuniaria di 1.750 dollari.

Oltre al 90enne porporato, alla sbarra sono finiti la rinomata avvocata Margaret Ng, la cantante-attivista Denise Ho, l’ex deputato cittadino Cyd Ho, l’accademico Hui Po-keung e l’attivista Sze Ching-wee. Cyd Ho è già in carcere per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata. Per la stessa accusa sono in prigione diverse personalità democratiche, tra cui il magnate cattolico dei media Jimmy Lai.

Fino alla sua chiusura circa un anno fa, il Fondo 612 ha assistito migliaia di manifestanti pro-democrazia coinvolti nelle proteste del 2019. Gli imputati si sono dichiarati non colpevoli: secondo i loro difensori, l’organizzazione benefica non aveva l’obbligo di registrarsi in base alla Societies Ordinance. Secondo la difesa, la legge in questione è incostituzionale, in quanto la definizione di “società” che offre è ambigua, e le sue prescrizioni vanno oltre quanto è necessario per proteggere la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico.

L’accusa ha sostenuto invece che il Fondo 612 era politico per natura, e quindi non poteva aver diritto all’esenzione di registrazione pubblica. Il procuratore Anthony Chau Tin fonda le sue motivazioni anche sul fatto che l’ente benefico ha gestito donazioni considerevoli (circa 58 milioni di dollari), oltre a organizzare conferenze stampa e raccolte fondi, sponsorizzare 29 campagne politiche e assumere personale.

La giudice Ada Yim Shun-yee, della Corte di West Kowloon, ha aggiornato il processo al 31 ottobre, quando prenderanno la parola gli avvocati della difesa.