Nel ricordo delle Minime un ponte tra la Toscana e il Fujian

Una congregazione di suore italiane ricorderà stasera i 90 anni dalla partenza per la Cina di sei consorelle che nell’odierna diocesi di Mindong vissero accanto alle bambine abbandonate la loro missione per 17 anni, prima di dover lasciare tutto con l’avvento del regime comunista. Un seme e un’amicizia con il popolo cinese che nulla ha potuto cancellare.


Milano (AsiaNews) - “Non torneremo indietro per tutto l’oro del mondo. Siamo contente di stare in Cina”. Lo scrivevano da un Fujian che non era certo la regione dinamica di oggi, ma una terra dura, dove loro - povere tra i poveri - raccoglievano le bambine abbandonate. Sei suore francescane delle Minime del Sacro Cuore nella Cina dei tormentati anni Trenta e Quaranta del XX secolo vissero una missione più forte del furore ideologico della rivoluzione di Mao.

Esattamente 90 anni fa - l’11 novembre 1932 - queste religiose si imbarcavano da Brindisi per il lungo viaggio che in due mesi le avrebbe portate nell’allora vicariato apostolico di Funing, corrispondente all’attuale diocesi di Mindong. Erano partite idealmente da Poggio a Caiano, la cittadina toscana culla di questa congregazione religiosa femminile fondata dalla beata Margherita Caiani. E in Cina sarebbero rimaste per 17 anni, fino al maggio 1949 quando il regime di Mao le costrinse a fuggire abbandonando una missione, un asilo, una scuola dove si erano fatte ben volere dalla popolazione, in particolare dai più poveri.

Tutto questo verrà ricordato stasera a Poggio a Caiano da una comunità che - nonostante il distacco doloroso di più di 70 anni fa - non ha mai dimenticato la Cina. Le testimonianze lasciate dalle suore nelle loro lettere saranno rievocate in un evento a cui sarà presente anche AsiaNews. “Stamattina - scriveva sr. Salvatrice Agosti nel 1935 - abbiamo trovato alla maniglia della porta di strada un cestino con dentro un grazioso angioletto. Non di rado ci troviamo questa sorpresa… Ci portano le care reiette, come tanti Mosé, in un cestino di vimini, con poca paglia, coperte da un vecchio pannicello…”.

Fu proprio questa carità del tutto disinteressata a fare breccia nel cuore di tanti anche in anni politicamente travagliati. “Il Mandarino ha chiamato a consiglio le autorità locali per trattare la nostra situazione politica riguardo ai cinesi - racconterà sempre sr. Salvatrice nel 1942 -. Considerano di tenerci sotto vigilanza, ma uno di loro ha detto: queste donne sono buona gente, curano come mamme quelle povere bambine, non si occupano di politica. Lasciamole stare e succedesse qualcosa ne vada la mia testa. Il Signore ripaghi questi buoni gentili con il dono della fede”.

La loro forza rimase sempre la fedeltà al Vangelo, che le avete portate così lontano. “In questo lembo di Cina - scriveva nel 1947 sr. Teobalda Colombo - il Cielo ci sembra più vicino e le cose della terra ci sembrano veramente un nulla. E benché le nostre occupazioni assillanti ci trattengano e occupano le nostre energie fisiche, i nostri spiriti, per la pura grazia e misericordia di Dio sono occupati continuamente nell’amore dei Tre (la Trinità ndr) che abitano nel centro dell’anima nostra”.

Con questo stesso spirito affrontarono il precipitare degli eventi del 1949, quando di fronte all’avanzata dei comunisti furono proprio le persone di cui si prendevano cura a convincerle a lasciare la Cina, assicurando che si sarebbero fatte carico delle loro ragazze. “Mi pare che la nostra missione vada a spegnersi - annotava sr. Bruna Lorenzoni - sarà quello che dispone il Signore, cosicché avendo per Lui solo lavorato, siamo rassegnate a qualsiasi evento. Viviamo confidenti e tranquille confidenti nello Sposo Celeste che ci ha sempre protette e difese”.

Dopo la fine di quell’esperienza le Minime avrebbero aperto altre missioni: tuttora sono a Betlemme, in Giordania, in Egitto, in Brasile, nello Sri Lanka. Ma la Cina non l’hanno mai dimenticata. “Conobbi suor Salesia, l’ultima del gruppo delle 6 missionarie partite per la Cina che morì nel 1993 - racconta il giornalista Mauro Banchini -. Quando la incontrai aveva ormai 83 anni. Mi ricordo come le brillavano gli occhi quando le chiesi che cosa avrebbe desiderato di più. Nonostante fossero passati ormai tanti anni rispose subito: ‘Essere in Cina’”.

Ma a mantenere vivo questo legame ci ha pensato anche un singolare disegno della Provvidenza. Lo ricorda nella pubblicazione dedicata a questo anniversario don Pietro Wang, il cappellano dei cattolici cinesi di Prato, città italiana divenuta meta per migliaia di migranti cinesi, che si trova nella stessa provincia di Poggio a Caiano. “Sono venuti qui per cercare il lavoro, una vita migliore, la vera felicità in Dio - scrive don Wang -. Tanti hanno vissuto difficoltà. Hanno sempre bisogno dell’aiuto, dell’amore di Dio e della sua Chiesa. La missione e la carità continuano ancora oggi: l’amore di Cristo ci spinge a camminare con lui verso i poveri dei nostri giorni, come fecero allora le sei suore Minime. Contempliamo e impariamo dal Cuore di Gesù la bontà, la misericordia, la compassione, la solidarietà, l’amore preferenziale per i poveri, per i piccoli, per gli anziani, per gli ammalati, per gli esclusi e per tutti quelli che soffrono”.