Papa: nelle braccia aperte di Gesù sulla croce le nostre radici

Francesco in visita privata ad Asti dalla cugina novantenne, nel luogo da cui i suoi genitori partirono per l'Argentina. L'omelia nella festa di Cristo Re: "Tutti pensiamo di sapere che cosa non va nella società, nel mondo, anche nella Chiesa, ma poi facciamo qualcosa? Ci sporchiamo le mani come il nostro Dio inchiodato al legno o stiamo con le mani in tasca a guardare?"


Asti (AsiaNews) - "Tutti pensiamo di sapere che cosa non va nella società, nel mondo, anche nella Chiesa, ma poi facciamo qualcosa?". Lo ha detto oggi papa Francesco nella cattedrale di Asti concludendo l'omelia della Messa in occasione della festa di Cristo Re. La liturgia è stato l'unico momento pubblico della vista privata che ieri e oggi il pontefice sta compiendo nelle terre da cui i suoi genitori partirono migranti per l'Argentina.

La visita in Piemonte era iniziata ieri con il pranzo nel paese di Portacomaro a casa della cugina Carla - che ha compiuto 90 anni pochi giorni fa - una visita alla casa di riposo e l'incontro con un'altra cugina in un paese vicino. E proprio dal tema delle radici è iniziata anche la riflessione nell'omelia di oggi. "In queste terre, rese preziose da buoni prodotti del suolo e soprattutto dalla genuina laboriosità della gente - ha detto Francesco - sono venuto a ritrovare il sapore delle radici. Ma oggi è ancora una volta il Vangelo a riportarci alle radici della fede”.

Invitando a guardare alla regalità di Gesù sulla croce ha osservato che "Egli non è seduto su un comodo trono, ma appeso ad un patibolo; il Dio che rovescia i potenti dai troni opera come servo messo in croce dai potenti; ornato solo di chiodi e di spine, spogliato di tutto ma ricco di amore, dal trono della croce non ammaestra più le folle con la parola, non alza più la mano per insegnare. Fa di più: non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia a tutti. Così si manifesta il nostro Re: a braccia aperte".

Di fronte a questo abbraccio - ha proseguito il pontefice - abbiamo davanti due strade: lasciarsi coinvolgere, come fa il Buon Ladrone, o restare spettatori. E da questo pericolo Francesco ha invitato in particolare i fedeli a stare in guardia. "Vediamo le crisi di oggi, il calo della fede, la mancanza di partecipazione... - ha detto - Che cosa facciamo? Ci limitiamo a fare teorie, ci limitiamo a criticare, o ci rimbocchiamo le maniche, prendiamo in mano la vita, passiamo dal 'se' delle scuse al 'sì' della preghiera e del servizio? Tutti pensiamo di sapere che cosa non va nella società, tutti; parliamo tutti i giorni di che cosa non va nel mondo e anche nella Chiesa: tante cose non vanno nella Chiesa. Ma poi facciamo qualcosa? Ci sporchiamo le mani come il nostro Dio inchiodato al legno o stiamo con le mani in tasca a guardare? Oggi, mentre Gesù, spogliato sulla croce, toglie ogni velo su Dio e distrugge ogni falsa immagine della sua regalità, guardiamo a Lui, per trovare il coraggio di guardare a noi stessi, di percorrere le vie della confidenza e dell’intercessione, di farci servi per regnare con Lui".

All'Angelus infine il papa - nella domenica in cui si celebra nelle diocesi la Giornata mondiale della Gioventù ha invitato i giovani a "non restare fermi a pensare a sé stessi, sprecando la vita a inseguire le comodità o l’ultima moda, ma puntare verso l’Alto, mettersi in cammino, uscire dalle proprie paure per tendere la mano a chi ha bisogno". In questo modo si è "veramente trasgressivi, non conformisti, che non siano schiavi di un cellulare, ma cambino il mondo come Maria, portando Gesù agli altri, prendendosi cura degli altri, costruendo comunità fraterne con gli altri, realizzando sogni di pace".

"Il nostro tempo - ha concluso - sta vivendo una carestia di pace: pensiamo a tanti luoghi del mondo flagellati dalla guerra, in particolare alla martoriata Ucraina".