Mosca e Teheran tra alleanza e concorrenza
di Vladimir Rozanskij

I due “paria” internazionali fanno fronte comune contro le sanzioni occidentali. Cooperazione in campo militare, con i russi che usano droni iraniani in Ucraina. Il pezzo forte è la collaborazione energetica. La Repubblica islamica vorrebbe però sostituire la Russia come fornitrice di gas all’Europa.


Mosca (AsiaNews) – Il tentativo dell’Occidente di isolare la Russia con le sanzioni si sta rivelando sempre più una grande opportunità per l’Iran, che sostiene Mosca nella “fraternità degli emarginati”, e allo stesso tempo sfrutta ampie fasce dei mercati lasciate scoperte da questi cambiamenti.

La nuova alleanza tra Mosca e Teheran si sviluppa in campo militare, con la fornitura dei famosi “droni kamikaze” e di altri armamenti tanto necessari all’esercito russo. Collaborazione molto attiva anche nel campo energetico, dove è stato firmato un memorandum che prevede un colossale investimento russo nei progetti iraniani di sfruttamento del gas, per 40 miliardi di dollari.

Russia e Iran occupano i primi due posti nella classifica mondiale delle riserve di gas, e la loro collaborazione viene considerata come un “cartello globale del gas”. I grandiosi piani dei due avversari dell’Occidente non sono però di facile realizzazione, in quanto le strutture necessarie sono molto costose, e le sanzioni limitano l’accesso a tecnologie e risorse. Nel frattempo, il “dumping” russo nella vendita del gas a chiunque possa sostituire i mercati europei sta creando non pochi problemi allo stesso Iran, da cui i partner tradizionali si attendono analoghi sconti.

Teheran aspira a sostituire i russi proprio nell’export in Europa, ciò che Mosca teme in modo particolare, anche se tale conversione non appare realizzabile in tempi brevi, sempre per le limitazioni politiche occidentali. L’isolamento di Mosca non comporta lo sdoganamento automatico dell’Iran, considerato lo “Stato-canaglia” per eccellenza ormai da decenni, a cui venivano preferite le relazioni con la Russia e il Qatar. Le sanzioni Usa contro gli iraniani riguardano proprio le tecnologie di liquefazione del gas naturale e la costruzione di gasdotti diretti verso l’Europa.

Le possibilità per l’Iran di sgravarsi dalle sanzioni riguardano principalmente gli accordi sul nucleare, le cui trattative sono attualmente in un vicolo cieco. Se anche la situazione si dovesse sbloccare, serviranno diversi anni per preparare i terminal del gas liquido, per non parlare della realizzazione dei gasdotti. Esiste però un’altra soluzione, a cui Teheran ha già accennato: quella dell’esportazione del gas in Oman, che possiede le tecnologie necessarie, aggirando in questo modo anche le sanzioni.

Gli europei potrebbero stringere accordi con il sultano di Mascate, per importare di fatto il gas iraniano, ma anche in questo caso servirebbe un nuovo gasdotto da 400 chilometri, che necessita di almeno due anni di lavori.

Si tratta quindi di stabilire come impostare la collaborazione con Mosca, che l’Iran cerca da tempo di attirare nel suo mercato del gas, ma senza realizzare finora progetti efficaci, con un ufficio di Gazprom a Teheran di pura rappresentanza. I russi temevano di compromettere i propri affari collaborando con un Paese sotto sanzioni, ma ora la situazione è cambiata, e già a luglio è stato firmato un accordo tra Gazprom e la compagnia petrolifera nazionale iraniana Nioc.

Nei giorni scorsi il vice ministro degli Esteri iraniano Mehdi Safari ha annunciato che 6,5 miliardi dell’accordo sono già operativi in forma di contratti, approfittando del momento più critico della stessa Gazprom, costretta a pagare enormi tasse a fronte di un crollo delle vendite europee. Se gli introiti dell’anno in corso sono stati molto elevati, per i rialzi dei prezzi, ora si apre la fase della contrazione.

Mosca vorrebbe anche di esportare il gas in Iran attraverso il gasdotto Tapi (Turkmenistan–Afghanistan–Pakistan–India), che però non è ancora i funzione. Gli investimenti in Iran potrebbero decretare il definitivo ridimensionamento della Russia nei mercati energetici, a tutto vantaggio di Teheran, dove sono in tanti a pregustare i favolosi guadagni che si potrebbero accumulare.

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