Jenin, 16enne palestinese vittima di un raid dell’esercito israeliano

L’esercito si dice “a conoscenza” della morte e “l’incidente” è in fase di “revisione”. Una pattuglia avrebbe sparato durante l’arresto di tre miliziani, colpendo la giovane. Nel 2022 almeno 6.500 rastrellamenti delle Forze di sicurezza israeliane, almeno 153 donne e 811 minori palestinesi arrestati. Emessi 2.134 provvedimenti di fermo amministrativo. 


Gerusalemme (AsiaNews) - Ancora una vittima minorenne palestinese in Cisgiordania. In un raid delle Forze di sicurezza israeliane a Jenin, avvenuto ieri, i militari hanno ucciso a colpi di arma da fuoco una giovane di soli 16 anni. A riferirlo è il ministero palestinese della Sanità, a conferma di una escalation di violenze nella regione, e di un numero sempre crescente di morti, nell’anno che si sta per concludere; violenze passate però in gran parte sotto silenzio e nell’inerzia della comunità internazionale, maggiormente occupata su altri fronti a partire dalla guerra russa in Ucraina. 

In una nota l’esercito israeliano afferma di essere “a conoscenza” dell’uccisione della ragazza e che “l’incidente” è in fase di “revisione”. Una pattuglia di militari avrebbe aperto il fuoco durante una operazione finalizzata all’arresto di tre ricercati che avrebbero opposto resistenza, innescando un conflitto a fuoco in cui è rimasta coinvolta la 16enne.

Jenin, nel nord della Cisgiordania, ospita un vasto campo profughi in cui operano gruppi militanti armati, tra cui la Jihad islamica e Hamas ed è stata teatro dell’uccisione, fra gli altri, della giornalista cristiana palestinese Shireen Abu Akleh. Insieme alla vicina Nablus è il cuore di gran parte delle violenze in Cisgiordania nell’anno in corso, oltre a essere teatro di incursioni e raid delle forze di sicurezza israeliane con cadenza pressoché quotidiana. Le operazioni dell’esercito sono una risposta alla serie di attacchi mortali sferrati da attentatori palestinesi in Israele la scorsa primavera.

In uno degli anni più violenti dell’ultimo decennio, le autorità palestinesi parlano di almeno 165 vittime fra militanti e civili uccisi dalle Forze di sicurezza israeliane. Sull’altro fronte si contano 31 vittime in Israele, di cui 23 civili e otto militari. In deciso aumento anche scontri e violenze fra palestinesi e coloni ebraici nei territori, con il rischio di una ulteriore escalation con il prossimo governo del premier incaricato Benjamin Netanyahu, il più a destra di sempre della storia del Paese.

Una situazione esplosiva, rispecchiata anche dai numeri. Secondo quanto riferisce la Palestinian Prisoner Society, i militari israeliani hanno compiuto almeno 6.500 rastrellamenti nei territori palestinesi dall’inizio del 2022. “Tra le persone fermate - spiega l’ong - vi sono almeno 153 donne e 811 minori”. Lo studio mostra inoltre che le autorità israeliane hanno emesso 2.134 provvedimenti di fermo amministrativo verso i palestinesi, senza aver formalizzato alcuna accusa o processo. Il controverso provvedimento consente di detenere chiunque per sei mesi senza accusa o processo, prolungando il fermo a tempo indeterminato. Secondo fonti palestinesi, al momento vi sono circa 4.700 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, di cui 835 detenuti senza accusa o processo.

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