Amman: sciopero del trasporto contro il caro-carburante. Solidarietà da commercianti

Oltre ai camionisti hanno interrotto le attività anche diversi negozianti. Domani possibili blocchi alla circolazione stradale. Nel principale porto sul mar Rosso si vanno accumulando le merci. Per ora risparmiato dalla crisi il commercio con Iraq e Arabia Saudita. Il rischio di deriva violenta della protesta. 


Amman (AsiaNews) - Prosegue a oltranza lo sciopero dei trasportatori in Giordania contro il caro-carburante, con migliaia di camionisti che da giorni incrociano le braccia in diverse zone del Paese. Si tratta di manifestazioni di natura finora pacifica e che incontrano la vicinanza di una fetta consistente dell’opinione pubblica colpita anch’essa dalla crisi. La protesta registra da ultimo anche il sostegno di una parte dei commercianti, che hanno deciso di chiudere le attività nella giornata di ieri in segno di “solidarietà”.

I trasportati hanno lanciato interruzioni del lavoro (parziali) e sit-in nell’ultima settimana, in particolare nelle province meridionali e più povere della Giordania. La richiesta al governo è di ridurre i prezzi del diesel, i cui continui aumenti nell’ultimo periodo hanno determinato costi enormi e ingenti perdite nelle attività. 

Fra le immediate conseguenze della crisi economica, la congestione nel principale porto del Paese sul mar Rosso, ad Aqaba. Nell’area i carichi e le spedizioni si vanno accumulando, mentre è interrotta la normale catena di trasporto delle merci che devono essere indirizzate verso la capitale, Amman, e le altre città più importanti.

Intanto alcuni commercianti delle città di Maan, Tafila e Karak hanno annunciato la chiusura delle attività come gesto di solidarietà verso i camionisti in sciopero. “Non ci hanno lasciato nemmeno la dignità, ai funzionari governativi non interessa nulla di noi” sottolinea Abdullah Kreishan, camionista a Maan, il quale aggiunge che “non riusciamo più nemmeno a sfamare i nostri figli”. Per la giornata di domani i dimostranti hanno annunciato possibili blocchi alla circolazione stradale in diverse zone del Paese, soprattutto i grandi centri urbani. 

In passato l’ira popolare verso le autorità per il peggioramento della qualità della vita, la corruzione e l’inflazione ha innescato disordini e rivolte di piazza nel regno Hascemita. In questi giorni l’esecutivo ha promesso di vagliare le richieste degli scioperanti, pur aggiungendo di aver già stanziato oltre 500 milioni di dinari (circa 700 milioni di euro) nell’anno corrente per contenere gli aumenti dei prezzi. Peraltro, il caro-carburante è legato a un programma di riforme strutturali concordato con il Fondo monetario internazionale (Fmi), in cui i prezzi sono adeguati mensilmente mantenendole in linea con le fluttuazioni del mercato globale.

La Giordania ha una flotta di circa 20mila mezzi, molti di proprietà di singoli individui e piccoli imprenditori, che concordano nel denunciare un peggioramento delle condizioni di vita e un'escalation nei prezzi che rende insostenibile l’attività. Di contro, non risulta colpito in modo grave il trasporto di merci e beni verso i principali mercati esteri, su tutti Iraq e Arabia Saudita.

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