Dalla periferia di Bangkok il racconto di p. Adriano Pelosin: "Joseph, Anna e Mary, costretti a fuggire dal Myanmar dopo il colpo di Stato, non sapevano dove andare. Li abbiamo accolti in parrocchia. Ora si preparano al battesimo e si prendono cura di Bang Eung, una piccola di tre anni abbandonata dalla madre tossicodipendente. Auguro a tutti un Natale con la gioia dei poveri".
Bangkok (AsiaNews) - Sono i poveri a indicarci il senso più autentico del Natale. Lo racconta p. Adriano Pelosin - missionario del Pime parroco della comunità di San Marco, nella periferia di Bangkok, e superiore dell'Istituto missionario thailandese - in questo brano della sua lettera natalizia in cui la storia di una famiglia di profughi birmani scappati dalla repressione si è intrecciata con quella di una bambina thailandese senza nessuno che si prendesse cura di lei.
"Bang Eung" significa "Per caso". Bang Eung è una bambina di tre anni molto vispa e loquace. Si gratta spesso la testa perché è piena di pulci, saltella da una sedia all'altra come una scimmietta e poi ritorna dalla bisnonna ammalata di cuore.
Bang Eung è stata abbandonata dalla mamma appena nata, il papà è in prigione per spaccio di droga; anche la mamma è drogata ed è fuggita per non essere presa dalla polizia. La bisnonna ci ha chiesto di accogliere la pro-nipotina perché dice se lei muore nessuno si prenderà cura di Bang Eung. Circa trent'anni fa la stessa bisnonna venne da me con "An" un nipote di 14 anni che non era mai andato a scuola e neppure parlava; i genitori lo avevano abbandonato da piccolo ed erano in prigione per spaccio di droga. Tre anni fa la stessa bisnonna mi aveva chiesto se potevo prendere cura di un nipotino di un anno "New". New è fratello di Bang Eung, nato dalla stessa mamma ma da un papà diverso.
Quando abbiamo accolto Bang Eung in parrocchia ci siamo chiesti chi potrà seguire la bambina.
E qui si inserisce un'altra storia; la storia di Joseph, Anna e Mary (non sono i loro veri nomi... per sicurezza politica). Una sera circa due mesi fa Joseph mi telefonò chiedendomi se potevo dare ospitalità a lui, a sua moglie Anna e alla figlia Mary di cinque anni. Sono birmani fuggiti perché ricercati dall'esercito che circa due anni fa ha fatto un colpo di stato e perseguita tutti i dimostranti contro il governo.
Joseph era uno dei leader. La bambina, Mary, era ancora terrorizzata; non parlava, non mangiava, non dormiva e non andava al bagno da molti giorni. Ho detto a Joseph di prendere un taxi e venire alla parrocchia, avrei pagato per il viaggio. Con la famiglia di Joseph venne anche una giovane coppia di birmani. Fecero il bagno, mangiarono e si riposarono, dopo molte notti insonni e nella paura. Il mattino seguente tutti i birmani si prostrarono ai miei piedi e Joseph disse: “I believe in God”: “Credo in Dio, perché, pur essendo buddhista, ieri sera io ho pregato il Dio che mio padre venera, Gesù, e gli ho chiesto di aiutarmi. Qualcuno mi ha dato il tuo numero di telefono e adesso io so che Dio c’è”.
Dopo due giorni ho preso due stanze in affitto e portato tutto l'occorrente per sistemare le due famiglie. Più tardi l'altra coppia di birmani è andata a lavorare in un cantiere edile. Joseph e Anna si sono dimostrati di una grande bontà, intelligenza e disponibilità tale che li abbiamo fatti nostri collaboratori e Mary va alla scuola Maria Ausiliatrice e sta benissimo. Ora questa coppia di birmani, che viene in chiesa tutti i giorni e si sta preparando a ricevere il battesimo, si è messa a disposizione per fare da papà e mamma a Bang Eung.
Voglio concludere chiedendo a voi tutti di pregare per noi che siamo sempre tentati di sfuggire il dolore e le sofferenze connesse con il nostro lavoro. In occasione del Santo Natale che si avvicina, auguro a tutti di avere la pace di chi si riconosce povero e disabile, come le persone che qualche settimana fa insieme a noi hanno celebrato la festa dei poveri alla parrocchia di San Marco. C'era una grande pace e una gioia intima che ha lasciato tutti stupefatti. Il Signore ha fatto tutto questo.
* missionario a Bangkok