Card. Zen: La mia berretta rossa, per il sangue e le lacrime della Chiesa di Cina

Messaggio del neocardinale ai cattolici cinesi, diffuso dalla Radio Vaticana. Le aperture di Mons. Lajolo.


Città del Vaticano (AsiaNews) – In un messaggio ai cattolici cinesi, il neo-cardinale Joseph Zen li ha esortati ad essere "pazienti", anche se nel paese non vi è ancora una piena libertà religiosa e ha detto che il colore rosso dei suoi abiti  ricorda "le lacrime e il sangue dei numerosi eroi senza nome della Chiesa" in Cina. Il messaggio era inserito nell'omelia che il porporato ha tenuto celebrando ieri la messa in lingua cinese diffusa dalla Radio Vaticana.  "Il mio divenire cardinale – ha detto Zen – mostra il grande apprezzamento del papa verso il popolo cinese. Il colore rosso che io indosso significa la volontà di un cardinale a versare il proprio sangue". "Ma – ha aggiunto – non è il mio sangue che è stato versato: è il sangue e le lacrime dei numerosi eroi senza nome della chiesa ufficiale e sotterranea che hanno sofferto per essere fedeli alla Chiesa".

Egli ha poi aggiunto che sebbene nel paese non vi è piena libertà religiosa, i cattolici cinesi devono essere pazienti, aiutare a costruire una società armonica e lavorare per la "maturità" della nazione.

Quello della "società armonica" è uno dei leit-motiv del presidente Hu Jintao, che vuole ricomporre le contraddizioni presenti in Cina riconciliando tensioni sociali, squilibri fra ricchi e  poveri, città e campagne. Nelle parole del card. Zen, citare il tema della "società armonica" significa far intendere alla Cina che richiedere la piena libertà della Chiesa in Cina  e la sua stessa nomina cardinalizia non sono "un atto ostile" contro il Paese, ma uno dei passi necessari a Pechino per la riconciliazione anche interna, data la grande rinascita religiosa che si registra nella società cinese. Il card. Zen ha avuto anche espressioni di speranza: "L'inverno è passato – ha detto nella sua omelia rivolta ai cattolici della Cina – e la primavera è arrivata. I semi che avete seminato nelle lacrime, porteranno frutto molto presto".

Ieri, in un'intervista concessa al South China Morning Post, mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per le relazioni con gli stati, ha riaffermato che la nomina cardinalizia di Zen – giudicato da alcuni della leadership e dell'Associazione Patriottica come un "piantagrane" – era un riconoscimento di Benedetto XVI verso "gli alti valori di cultura e saggezza della grande tradizione cinese, e del ruolo della Cina moderna nella società contemporanea". Mons. Lajolo ha anche affermato che "il tempo è maturo" per superare le differenze e aprire dialoghi diretti ai pieni rapporti diplomatici. In un'altra intervista alla televisione I-cable di Hong Kong egli ha detto di confidare "nell'apertura di spirito delle supreme autorità della Repubblica Popolare cinese, che non possono ignorare le aspettative della loro gente, come anche i segni dei tempi".

Mons. Lajolo ha anche detto che Benedetto XVI desidera visitare presto la Cina, magari prima delle Olimpiadi del 2008.