Per i palestinesi, chiunque vinca le elezioni israeliane "non cambierà niente"

Un sondaggio mostra che la maggioranza dei palestinesi ritiene che il ritiro unilaterale dalla Cisgiordania non porterà la pace, né sicurezza per Israele. Il 62,7% non si sente vincolato dagli accordi e l'88,5% non si fida degli israeliani. Il 50,7% disapprova i raid antieuropei seguiti all'attacco israeliano alla prigione di Gerico. 


Gerusalemme (AsiaNews) – Per i palestinesi "non cambierà niente". Una vittoria di Kadima alle elezioni israeliane, con la conferma di Olmert alla guida del governo e quindi la realizzazione del suo piano di ritiro unilaterale dalla Cisgiordania non metterà fine della guerra. Ne è convinta la maggioranza (55,5%) dei palestinesi, per il 31,3% dei quali "la guerra continuerà", mentre il 40,8% è convinto che il ritiro unilaterale non contribuirà alla sicurezza di Israele, come invece crede il 26,5%. Sono alcuni dei risultati, resi noti oggi e inviati ad AsiaNews, di un'indagine condotta dal Palestinian Center for Public Opinion (PCPO), un centro indipendente che dal 1994 studia l'opinione pubblica palestinese, diretto da Nabil Kukali, cristiano, che è anche professore alla Hebron University, in Cisgiordania.

In controtendenza, rispetto al pessimismo sul programma di Olmert, il fatto che, anche se il consenso maggiore (48%) va alla affermazione che "nessun partito" israeliano è in grado di risolvere il conflitto israelo-palestnese, il 50,9% qualche possibilità la concede, in quanto ritiene che "la possibilità di risolvere il conflitto" sia in primo luogo nei laburisti (18,6%), seguiti da Kadima (17,6%) e, distanziato, dal Likud (14,7%).

Il risultato del sondaggio, sottolinea Kukali, "mostra che la maggioranza dei palestinesi crede che il piano del primo ministro ad interim Ehud Olmert per un ritiro unilaterale dalla Cisgiordania entro il settembre 2010, senza cercare un vero accordo di pace con i palestinesi porterà alla prosecuzione del conflitto nella regione e non darà garanzie alla stabilità ed alla sicurezza di Israele". Ciò significa, secondo lo studioso, che "Israele non può tracciare confini permanenti con l'Autorità palestinese da solo, senza l'approvazione dei palestinesi".  L'88,5% dei quali, comunque, non si fida del rispetto di Israele agli impegni presi con l'Autorità palestinese.

E se il ritiro unilaterale per il 49,4% non impedirà la prosecuzione del conflitto, un altro 48,6% si divide tra coloro che sono convinti che porterà alla nascita dello Stato palestinese ed al riconoscimento di Israele (11,7%) e che (36,9%) ci vede un possibile allargamento della giurisdizione dell'Autorità palestinese, senza l'obbligo di riconoscere Israele. In proposito, la maggioranza (52,4%, contro il 46,8%) è a diversi livelli in disaccordo con la richiesta fatta ad Hamas dal presidente Mahmud Abbas di riconoscere gli accordi conclusi dall'Anp con Israele. Il 62,7%, anzi, ritiene che l'Autorità palestinese non debba sentirsi vincolata dagli accordi conclusi con Israele.

Sul piano interno, il giudizio sulla situazione è ancora negativo. Il 60,9% degli intervistati giudica "cattiva" la situazione economica,  il 52,7% si dice "preoccupato" ed il 31,6% "molto preoccupato" per la sussistenza della propria famiglia, ma soprattutto  82,4% è "molto preoccupato" o "preoccupato" per la propria sicurezza personale.

Sempre sul piano interno, ma a livello politico, per la maggioranza (55,5%) il ritiro unilaterale "non avrà assolutamente alcun effetto", ma per il 29,8% "rafforza la posizione di Hamas e indebolisce quella di Fatah". Inversa l'opinione del 12,2% degli intervistati.

A proposito di Hamas, la maggioranza (60,8%) dei palestinesi continua a guardare con ottimismo alle possibilità di un'azione positiva del suo governo ed è, a diversi livelli, "contenta" (74,4%) della mancata partecipazione di Fatah. Ma il 23,3% è "molto d'accordo" e il 51,7% "abbastanza d'accordo" con la frase di Azzam El-Ahmed, capo del gruppo di Fatah nel parlamento palestinese (Palestinian Legislative Council): "noi non chiediamo ad Hamas di cambiare il suo programma, ma gli consigliamo di separare il loro programma di governo da quello del partito". D'altro canto, il 65,4% appoggia, a diversi livelli, il presidente Abbas.

Se, infine, il raid israeliano contro la prigione di Gerico, secondo l'85,5% degli intervistati ha diminuito "fortemente" o "abbastanza" la fiducia per il rispetto da parte israeliana degli accordi presi con l'Apn, una esile maggioranza (50,7%, contro 49,2) disapprova la reazione dei militanti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP), che, dopo il raid, hanno catturato stranieri e distrutto centri culturali di Paesi europei.