Jakarta: il presidente Widodo riconosce le 'violazioni dei diritti umani' del passato
di Mathias Hariyadi

Jokowi ha elencato 11 eventi violenti verificatisi tra il 1965 e il 2003, incluse le violenze contro i movimenti pro-democrazia e la comunità cinese, dopo aver studiato un documento pubblicato da una commissione apposita. Gli attivisti ritengono che se il governo fosse sincero dovrebbe ordinare una serie di ulteriori misure.


Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo ha oggi riconosciuto come “gravi violazioni dei diritti umani” una serie di eventi verificatisi nel Paese negli ultimi decenni a partire dagli anni ‘60, definiti un “periodo buio” della storia contemporanea dell’Indonesia. 

Secondo gli storici almeno 500mila persone sono state uccise nelle violenze iniziate alle fine del 1965 con la presa di potere del generale Suharto a seguito di un fallito golpe comunista. Almeno un milione di persone sono state incarcerate perché sospettate di essere comuniste.

Dopo aver studiato i rapporti di una commissione appositamente istituita l’anno scorso, “in qualità di capo di Stato indonesiano, riconosco che nella nostra nazione sono state commesse numerose gravi violazioni dei diritti umani”, ha affermato Jokowi, citando altri 11 eventi verificatisi fino al 2003.

Alla fine degli anni ‘90 il governo indonesiano, ancora guidato da Suharto, aveva represso nel sangue le proteste degli studenti che chiedevano la fine del governo trentennale dell’ex generale. Molti giovani sono stati uccisi o rapiti. Nel 1998 le violenze si sono rivolte anche alla comunità cinese, la più grande minoranza presente in Indonesia, accusata di accumulare ricchezza a scapito dei cittadini indonesiani. Gravi violazioni dei diritti umani sono state riconosciute anche nella tormentata provincia della Papua, che ha più volte chiesto l’indipendenza e l’unione con le altre regioni della Papuasia. 

Garantendo che questo tipo di eventi non si ripeterà più, il presidente ha espresso “cordoglio ed empatia per le vittime e le loro famiglie”, i cui diritti verranno ripristinati "in modo equo e saggio senza negare la risoluzione giudiziaria", nella speranza che “questa azione possa portare il nostro cammino verso la riconciliazione nazionale tra cittadini, in modo che la fratellanza prevalga in Indonesia".

Alcuni attivisti si sono interrogati sulla sincerità delle intenzioni del presidente, in quanto in passato il procuratore generale, incaricato di indagare sulle violazioni dei diritti umani, ha spesso respinto questi casi. Andreas Harsono, ricercatore di Human Rights Watch, ha detto: “Se il presidente Jokowi prende sul serio le passate violazioni dei diritti umani, dovrebbe ordinare al governo di indagare sulle uccisioni di massa, documentare le fosse comuni e trovare le famiglie delle vittime, nonché di istituire una commissione per decidere cosa fare dopo”.

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