L’opposizione turca sfida Erdogan: obiettivo presidenziali del 14 maggio

Ieri si è riunito il “Tavolo dei sei” che vuole mettere fine al dominio ventennale del sultano. Manca ancora il nome del candidato, che dovrebbe uscire il 13 febbraio. Un programma di 240 pagine e oltre 2.300 punti con il proposito di restituire centralità al Parlamento. Sul voto (incerto) l’incognita curda.


Istanbul (AsiaNews) - Mettere fine al ventennale dominio del presidente - e prima ancora premier - Recep Tayyip Erdogan e alla sua politica fondata su “nazionalismo e islam” che molti danni ha fatto nel Paese, rilanciando e rafforzando il tema delle libertà democratiche a lungo represse. Con questo obiettivo si presentano alla sfida elettorale del 14 maggio le opposizioni in Turchia, che si sono riunite ieri per lanciare un manifesto comune e annunciare la data del 13 febbraio prossimo come giornata in cui verrà presentato in via ufficiale il candidato unitario in vista del voto. 

I sei partiti, uniti contro Erdogan, si preparano ad affrontare la contesa elettorale più importante nella storia recente del Paese e decisiva per delinearne il futuro. Durante l’incontro di ieri nella capitale le opposizioni hanno presentato un programma articolato, di 240 pagine e oltre 2.300 obiettivi. Esso intende cambiare radicalmente molte delle riforme introdotte dall’attuale leader, restituendo maggiore centralità al Parlamento e ai ministri esautorati di poteri e prerogative dalla riforma in chiave presidenziale del “sultano”. 

Fra i temi al centro della riforma il limite ad un mandato settennale per il presidente, un premier con maggiori poteri e responsabile di fronte ai parlamentari. Il programma parla di “svolta nella direzione di un sistema parlamentare rafforzato” con l’obiettivo al contempo di “mettere fine alla prerogativa presidenziale di emettere decreti attuativi” con forza di legge. Le elezioni rappresentano un momento chiave per l’intera regione visto il ruolo di Ankara nella Nato e i rapporti ancora saldi con Mosca a livello diplomatico e commerciale, non avendo aderito alla guerra a colpi di sanzioni contro il Cremlino dell’Occidente per la guerra in Ucraina. 

L’Alleanza nazionale, meglio nota come “Tavolo dei sei”, sarà chiamata ad indicare un candidato unitario che, con tutta probabilità, sarà un esponente del Chp (il Partito Popolare Repubblicano) movimento del fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Atatürk. L’opposizione si è anche impegnata a riportare la Costituzione alla fase post-ottomana ma, per farlo, dovrà ottenere il via libera di 400 dei 600 deputati che compongono l’assemblea. Emendamenti si possono fare anche attraverso un referendum, previa raccolta di 360 firme fra i parlamentari. Un balletto di numeri e cifre difficile da inquadrare, anche perché dai sondaggi emerge una forte spaccatura nell’elettorato con margini troppo risicati per fare previsioni e indicare - ad oggi - un possibile vincitore. 

Sullo sfondo resta la questione curda e il peso che avrà la minoranza, diffusa soprattutto nel sud-est del Paese, alle urne. Di certo vi è che, ancora oggi, migliaia di attivisti in larghissima maggioranza curdi stanno languendo in prigione con accuse legate al terrorismo che, secondo gruppi pro diritti umani, sono solo un’arma nelle mani di Erdogan per reprimere il dissenso. Fra i temi di interesse, infine, la lotta alla corruzione e la promessa di restituire forza alle istituzioni tradizionali della repubblica turca, compresi i suoi media statali oggi troppo spesso megafono del potere.

Il “Tavolo dei sei” è formato da: Chp, principale movimento di opposizione; İYİ (Good) Party, il partito Deva (Democrazia e progresso); Gelecek (Partito del futuro), Saadet Party (della felicità); Partito democratico (Dp).

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