Papa: annunciamo con mitezza che Dio è vicino

Proseguendo all’udienza generale il ciclo di catechesi sull’evangelizzazione Francesco ha affrontato il tema del primo annuncio. Nuovo appello: “Finiscano presto le crudeli sofferenze della popolazione ucraina”. E dalla Russia il presidente dei Vecchi credenti dice: vorrebbe andare a Mosca a negoziare una soluzione pacifica per l’Europa.


Città del Vaticano (AsiaNews) - Non è la rilevanza nella società ma la mitezza lo stile dell’annuncio del Vangelo. E il suo primo contenuto è mostrare a tutti che Dio è vicino. Lo ha detto oggi papa Francesco durante l’appuntamento settimanale dell’udienza generale con i fedeli nell’aula Paolo VI in Vaticano.

Riprendendo dopo il viaggio in Africa il ciclo di catechesi sulla passione di evangelizzare, il pontefice si è soffermato oggi sul tema del “primo apostolato” guardando ai dodici chiamati “perché stiano con Lui e perché vadano a predicare”. “Verrebbe da dire – ha commentato il papa - o l’una o l’altra cosa, o stare o andare. Invece no: per Gesù non c’è andare senza stare e non c’è stare senza andare”. Commentando poi il capitolo 10 del Vangelo di Matteo - il discorso missionario di Gesù, definito da Francesco la “costituzione” dell’annuncio – il papa ha sottolineato tre aspetti.

La prima domanda: perché annunciare? “La motivazione sta in cinque parole di Gesù, che ci farà bene ricordare: ‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’ (Mt 10,8). L’annuncio non parte da noi, ma dalla bellezza di quanto abbiamo ricevuto gratis, senza merito: incontrare Gesù, conoscerlo, scoprire di essere amati e salvati. È un dono così grande che non possiamo tenerlo per noi, sentiamo il bisogno di diffonderlo”. 

Secondo: che cosa annunciare? Per Gesù – ha risposto Francesco - prima di ogni altra cosa va detto che Dio è vicino. “Noi, predicando, spesso invitiamo la gente a fare qualcosa, e va bene; ma non scordiamoci che il messaggio principale è che Lui è vicino a noi.  In effetti, è più facile esortare ad amarlo che a lasciarsi amare da Lui. Accogliere l’amore di Dio è più difficile perché noi vogliamo essere sempre al centro, protagonisti, siamo più portati a fare che a lasciarci plasmare, a parlare più che ad ascoltare. Ma l’annuncio deve dare il primato a Dio, e agli altri l’opportunità di accoglierlo, di accorgersi che Lui è vicino”.

Terzo: come annunciare? Gesù dice: “Io vi mando come pecore in mezzo a lupi” (Mt, 10,16). “Non ci chiede di saper affrontare i lupi – ha annotato il pontefice - cioè di essere capaci di argomentare, controbattere e difenderci. Noi penseremmo così: diventiamo rilevanti, numerosi, prestigiosi e il mondo ci ascolterà e ci rispetterà. No, vi mando come pecore, come agnelli. Ci chiede di essere miti e innocenti. E Lui, il Pastore, riconoscerà i suoi agnelli e li proteggerà dai lupi. Invece, gli agnelli travestiti da lupi vengono smascherati e sbranati”.
Sempre sul come annunciare, Gesù, anziché prescrivere che cosa portare in missione, dice che cosa non portare: “Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone” (Mt. 10,9-10). “Dice di non appoggiarsi sulle certezze materiali, di andare nel mondo senza mondanità”. Infine il Signore invia tutti i discepoli, ma nessuno va da solo. “La Chiesa apostolica è tutta missionaria – ha concluso il papa - e nella missione ritrova la sua unità. Dunque: andare miti e buoni come agnelli, senza mondanità, insieme”.

Come accade ogni settimana, al termine dei saluti ai gruppi presenti, il papa ha esortato anche in queste ore drammatiche a non dimenticare “la cara e martoriata popolazione Ucraina, pregando affinché possano finire presto le sue crudeli sofferenze”. Proprio oggi l’agenzia russa Ria Novosti ha rilanciato alcune dichiarazioni del ​​presidente dell'Unione mondiale dei Vecchi credenti, Leonid Sebastianov, secondo cui in una corrispondenza espistolare Francesco gli avrebbe confidato: “Come vorrei andare a Mosca e parlare con Putin del piano per una soluzione pacifica in Europa”.

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