In equilibrio tra Russia, Cina e Usa: la diplomazia di guerra indiana in vista del G20
di Alessandra De Poli

A differenza dell'Occidente, Delhi non può permettersi un collasso di Mosca perché significherebbe lasciare carta bianca a Pechino nella regione. È quanto sostiene l'analista Rahul Roy-Chaudhury dell'International Institute for Strategic Studies, che ad AsiaNews ha spiegato: "Se si parla poco del ruolo dell'India in questa guerra è perché è ciò che lei stessa vuole": Obiettivo del premier Modi? Riunire i più importanti leader mondiali allo stesso tavolo.


Milano (AsiaNews) - Se si parla poco del ruolo dell’India riguardo la guerra in Ucraina, rispetto allo spazio lasciato per esempio alla Cina, è perché Delhi “non vuole che se ne parli: preferisce mantenere un basso profilo e lavorare sul piano diplomatico da dietro le quinte in vista del G20 di settembre”, afferma Rahul Roy-Chaudhury, analista a capo del programma di ricerca sulla difesa, la strategia e la diplomazia dell'Asia centrale e meridionale dell'International Institute for Strategic Studies (IISS) con sede a Londra. E infatti, oggi, in occasione dell’incontro a Bengaluru dei ministri della Finanza e dei governatori delle Banche centrali del G20, il premier Narendra Modi non ha menzionato la guerra, e, in base a quanto si legge su un testo del dicastero economico indiano, Delhi ha intenzione di opporsi alla discussione sulle sanzioni aggiuntive alla Russia

A un anno dall’inizio del conflitto, l’India non ha mai cambiato la propria posizione: “Si è espressa contro alcune violazioni dei diritti umani e sicuramente la guerra non è nel suo interesse, ma allo stesso tempo non sostiene direttamente gli sforzi occidentali in Ucraina perché non vuole la sconfitta di Mosca. Nella sua visione ciò significherebbe lasciare che la Cina diventi l’attore principale della regione, mentre l’Europa e gli Stati Uniti non solo sono lontani, ma anche considerati potenze in declino”.

“Quello che molti spesso non notano - sottolinea l’esperto - è che, nonostante le relazioni amichevoli tra Russia e Cina, le armi russe comprate dall’India sono rivolte verso Pechino. L’India sta cercando di diventare autosufficiente, ma per la propria sicurezza, senza un’alternativa credibile da parte dell’Occidente, non può permettersi un collasso di Mosca. Di conseguenza l’India preferisce un mondo multipolare con una Russia relativamente forte”, e a cui resta (e resterà) legata per tre ragioni principali, sostiene Roy-Chaudhury.

In primis c’è una relazione storico-emotiva: “Quando l’India aveva bisogno di sostegno è sempre stata l’Unione Sovietica a venire in suo aiuto, sia durante la guerra contro la Cina nel 1962, fornendo armamenti che l’Occidente si era rifiutato di inviare, sia durante la guerra contro il Pakistan nel 1971, durante la quale l’Urss pose il veto su tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro l’India sostenute dall’Occidente. C’è una forte memoria di questi eventi nell’establishment della sicurezza indiano”.

Poi c’è il piano militare vero e proprio: “Dagli anni ‘60 è la Russia il primo fornitore d’armi dell’India, che dagli anni ‘80 - consapevole dei rischi di tale dipendenza - ha cercato di diversificare l’origine dei propri armamenti. Oggi la dipendenza riguarda la manutenzione, i componenti di riserva e le armi tecnologicamente avanzate che l’Occidente non è disposto a concedere a Delhi, che invece le ritiene necessarie per contrapporsi a Pechino”. 

E infine c’è la relazione sul piano energetico: “Il mese scorso l’India, non avendo imposto sanzioni contro Mosca, è diventata il primo compratore di petrolio russo”, acquistando solo a gennaio 1,4 milioni di barili al giorno, pari a circa il 27% di tutte le importazioni indiane. Delhi si difende dalle accuse occidentali dicendo di comprare il petrolio dal migliore offerente: nell’ultimo anno il prezzo del greggio degli Urali è sceso fino a 33 dollari a barile in meno rispetto all’indice globale Brent. 

Questa dipendenza dalla Russia è quindi la ragione per cui l’India nell’ultimo anno si è mossa sul filo del rasoio: “Delhi non ha condannato né condonato l’invasione, termine che tra l’altro i funzionari indiani non hanno mai usato”, continua l’esperto. “L’India non ha intenzione di minare le sanzioni occidentali, ma allo stesso tempo vuole perseguire il proprio interesse nazionale”, spiega ancora Rahul Roy-Chaudhury. “In altre parole, si trova nella migliore delle peggiori posizioni. Non sostiene l’Occidente e non ne indebolisce la posizione, perché non fornisce aiuti alla Russia come la Cina e l’Iran sono sospettati di fare. E questo le permette di mantenere aperto il canale diplomatico con la Russia senza che nessuno ne parli”. Solo qualche settimana fa, per esempio, il Consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval si trovava a Mosca per discutere con il proprio omologo e promuovere la cooperazione bilaterale.

Coerentemente con questa visione, ieri, per l’ennesima volta, l’India si è astenuta dalla votazione di una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite che condannava l’invasione e chiedeva il ritiro immediato e incondizionato della Russia dal territorio ucraino. Le nazioni occidentali provano, di conseguenza, “una certa diffidenza - sottolinea ancora l’analista - che in realtà viene soprattutto dai ministeri della Difesa occidentali, ai quali pare che l’India non sia dalla loro parte. Ma questa sfiducia trova a sua volta un bilanciamento nella necessità dell’Occidente di avere un alleato nella regione contro la Cina”. 

E infatti l’India continua a fare parte del Quadrilateral Security Dialogue, meglio noto come Quad, il forum di dialogo strategico tra Stati Uniti, Australia, Giappone e India, in cui solo quest’ultima condivide un confine con il Dragone e di certo non ne vuole il dominio globale. Allo stesso tempo, secondo Chaudhury, “l’Occidente non può permettersi di ignorare l’India perché entro il 2035 diventerà la terza economia mondiale”.

Un lavoro di bilanciamento diplomatico che potrebbe portare i suoi frutti a settembre, in occasione del G20, e durante il quale l’India spera di poter ospitare il presidente Usa Joe Biden, quello russo Vladimir Putin e Xi Jinping: “Un risultato che avrebbe una risonanza mondiale, ma anche importanti risvolti sul piano interno. Non dimentichiamo che in India le prossime elezioni sono previste per il 2024. Tutto potrebbe ancora succedere, ma per il Bjp, il partito al governo, sarebbe un importante successo riunire i più importanti leader del mondo allo stesso tavolo. Solo un Paese come l'India in questo momento sarebbe in grado di fare una cosa del genere”.

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