Dhaka, sfrattati e abbandonati oltre 1000 cristiani telugu
di Sumon Corraya

Furono trasferiti qui dagli inglesi nell'Ottocento dall'Andhra Pradesh per lavorare come spazzini, attività che tuttora svolgono. Ma in Bangladesh sono comunque stati sempre emarginati. Da qualche giorno la Dhaka South City Corporation ha iniziato a distruggere le case della loro colonia definita "abusiva". Abbattute anche due chiese evangeliche.


Dhaka (AsiaNews) - Oltre mille cristiani di etnia telugu si ritrovano senza una casa per gli sgomberi che a Dholpur, nel quartiere di Jatrabari, sta compiendo la Dhaka South City Corporation, una delle due municipalità in cui è suddivisa la capitale del Bangladesh. I fedeli sono membri della Chiesa cattolica, della Golgotha Baptist Church e della Jordan Church of Christ.

“Dopo un solo giorno dall’avviso di sgombero, notificato oralmente, la Dhaka South City Corporation ha sfrattato la nostra chiesa e le nostre case. Ora non possiamo svolgere le liturgie quotidiane e domenicali. È molto doloroso per me come pastore”, protesta piangendo ad AsiaNews l'83enne pastore Das, della Golgotha Baptist Church.

Tra il 1836 e il 1850, 40 famiglie telugu furono portate dal governo britannico dallo Stato indiano dell'Andhra Pradesh a Dhaka per lavorare come spazzini. Ancora oggi la maggior parte di loro svolge questo mestiere. Asciugandosi le lacrime, il pastore racconta che è già la terza volta che la comunità Telugu di Dholpur si trova ad essere sfrattata: “Nel 1990 - spiega - il governo ci aveva assegnato un terreno, ma ora ci sta dicendo di andarcene. È una totale ingiustizia nei nostri confronti. La nostra gente riceve uno stipendio piccolo, come farà a trovare un’altra casa?”.

“Fummo portati qui, ora siamo cittadini di questo Paese. Abbiamo il diritto di vivere con dignità. Vogliamo che il governo ci dia un posto dove vivere in pace”, continua il pastore Das.

Visitandoli AsiaNews ha scoperto le condizioni disumane in cui vive questa comunità. Gli allacciamenti di acqua, gas ed elettricità sono stati staccati, l'acqua delle fogne entra nella località dove vivono. La Golgotha Baptist Church e la Jordan Church of Christ sono già state chiuse e distrutte. Anche 25 famiglie cattoliche Telugu vivono a Dholpur, ma non hanno una loro chiesa: frequentano nella parrocchia di Laxmibazar, che si trova a 3 chilometri di distanza.

“Viviamo in condizioni disumane, senza elettricità, gas da cucina e acqua potabile. I bambini e gli anziani sono i più colpiti, come faremo a vivere?” si chiede Niromola Malleti, 51 anni, madre di due figli.

Le evacuazioni disposte dalla Dhaka South City Corporation in quanto costruzioni "abusive" sono iniziate il 12 febbraio. Già diversi leader di gruppi per i diritti umani hanno visitato le vittime della comunità telugu e hanno chiesto di non procedere agli sgomberi. Il cattolico Nirmol Rozario, presidente dell'Associazione cristiana del Bangladesh, ha detto loro: “È un'ingiustizia mandarvi via senza offrire un luogo alternativo. Chiediamo al sindaco Sheikh Fazle Noor Taposh e al primo ministro Sheikh Hasina di occuparsi della comunità Telugu, in modo che abbia la possibilità di vere in maniera degna”. Il sindaco ha promesso un intervento.

“I Telugu non riescono ad ottenere case in affitto perché sono spazzini - continua Nirmol Rozario -. In occasione del centenario del Bangabandhu Sheikh Mujibur Rahman, l’anno scorso il governo del Bangladesh ha fornito 70mila abitazione a chi è senza terra e senza casa. Ma ora sta evacuando le persone della comunità Telugu: è una contraddizione inaccettabile”.

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