Manila, scontro sulle nuove regole per i jeepney
di Stefano Vecchia

L'ente dei trasporti ha confermato al 30 giugno il termine per unirsi in cooperative, primo passo per l'ammodernamento che dovrebbe rendere meno inquinanti i mezzi di trasporto più economici e popolari per spostarsi nella metropoli. Ma quasi un terzo è ancora gestito da "padroncini" che temono di non poter sostenere i costi della transizione.


Manila (AsiaNews) - Sembra destinato a protrarsi nelle Filippine il braccio di ferro sui jeepney, i caratteristici mezzi di trasporto. Le autorità da anni spingono per la loro eliminazione o un radicale ammodernamento secondo aggiornate normative ambientali, ma i proprietari godono di non poco sostegno nei gruppi meno favoriti della popolazione che li utilizzano come mezzi di trasporto economici. 

Derivati dai fuoristrada bellici lasciati dagli americani nell’arcipelago alla fine del secondo conflitto mondiale, i jeepney sono costruiti in una miriade di officine a carattere spesso artigianale, sorprendenti per robustezza e decorazioni ma anche per consumi e capacità d’inquinamento. A fine dicembre 2022 hanno ripreso a correre sulle strade della capitale Manila dopo il sostanziale blocco dovuto alla pandemia. Sono mezzi che restano per molti senza alternative, ancor più nelle aree rurali dove servono al trasporto passeggeri (il 52% dei viaggiatori li utilizza per le brevi distanze) ma anche per lo spostamento delle merci per pochi pesos, in ogni condizione di percorso e in ogni stagione.

Dei 158mila jeepney in circolazione secondo le autorità competenti, soltanto 96mila hanno finora aderito alla direttiva di unirsi a cooperative o organizzazioni di trasporto come previsto dalla legge che mira alla modernizzazione dei mezzi e delle infrastrutture, mentre si stima che almeno 50mila siano ancora gestiti da singoli proprietari. Rischiano quindi di essere costretti allo “stop” alla scadenza del termine del 30 giugno che - ha ribadito Joel Bolano a capo del Land Transportation Franchising and Regulatory Board, l'ente incaricato di gestire il trasporto pubblico - resta inderogabile: “Se non sceglieranno l’aggregazione, le concessioni non saranno estese e e non potranno più circolare”, ha confermato Bolano la scorsa settimana in una conferenza stampa, ricordando come la scadenza sia stata già più volte prorogata.

Restano però sul tappeto due nodi principali: innanzi tutto il costo della transizione a mezzi meno assetati di energia e meno inquinanti ma con un costo medio che supera anche del doppio quello di una jeepney e quindi fuori dalla portata di molti “padroncini” o organizzazioni locali di proprietari. E poi la necessità per gli utenti di poter disporre di una rete mezzi di trasporto altrettanto capillare e soprattutto economica.

Al momento le autorità non sembrano intenzionate a fare marcia indietro e hanno confermato di avere allo studio misure alternative nel caso non vi fosse un’adesione ancora maggiore alle loro direttive.

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