Raid israeliano contro l’aeroporto di Aleppo: bloccati gli aiuti per i terremotati

Alle due del mattino un attacco aereo dal Mediterraneo, a ovest di Latakia, ha centrato il secondo scalo della Siria. Un centro fondamentale per la consegna di beni di prima necessità alle popolazioni colpite dal sisma del 6 febbraio, che ha causato 6mila morti e oltre 500mila senzatetto. Damasco parla di “missili nemici”, nessun commento da Israele. 


Aleppo (AsiaNews) - Un attacco aereo israeliano nelle prime ore di oggi ha colpito e messo fuori uso l’aeroporto internazionale di Aleppo, uno dei centri devastati dal sisma del 6 febbraio scorso in Turchia e Siria, ostacolando ancor più le operazioni di aiuto e soccorso alla popolazione. Secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale Sana, che rilancia una fonte militare di Damasco, la pista di decollo e atterraggio dello scalo è danneggiata “da missili nemici” e al momento inutilizzabile. Nessun commento, invece, giunge dalle parti dell’esercito israeliano autore dell’attacco. 

Il sistema di difesa aereo siriano avrebbe intercettato alcuni missili provenienti dal Mediterraneo, partiti a ovest della città costiera di Latakia alle 2 del mattino ora locale. Dallo scorso anno Israele ha intensificato gli attacchi agli aeroporti siriani per impedire a Teheran, alleato di Damasco, di effettuare rifornimenti di armi e mezzi alla Siria e al movimento libanese filo-iraniano Hezbollah. 

Tuttavia, il raid aereo di oggi giunge in un quadro ben diverso rispetto al passato, con la Siria impegnata - come la vicina Turchia - a portare aiuti a una popolazione martoriata dal terremoto e che fa ancora i conti con la guerra, il Covid-19, la povertà e le emergenze sanitarie. Il ministero siriano della Difesa afferma che “non è più possibile accogliere gli aerei con gli aiuti, almeno sino a quando i danni [soprattutto alla pista] non saranno riparati”; la sola nota positiva, conclude la dichiarazione ufficiale, è che non si registrano ulteriori vittime o feriti.

L’aeroporto di Aleppo è stato usato in queste settimane seguenti al sisma come punto di riferimento per la consegna di aiuti umanitari, unitamente alla riapertura dei valichi di frontiera con la Turchia, anche nella provincia nord-occidentale di Idlib controllata da ribelli e jihadisti. Souleiman Khalil, funzionario al ministero siriano dei Trasporti, sottolinea che il terremoto ha ucciso quasi 6mila persone nel Paese e che, in questo mese, oltre 80 velivoli carichi di aiuti sono atterrati allo scalo internazionale di Aleppo. “Il danno principale - conclude - è alla pista, che va riparata” prima di poter riaprire lo scalo ad arrivi e partenze.

L’aeroporto di Aleppo, il secondo per grandezza del Paese, era stato preso di mira da un attacco israeliano nel settembre scorso, a seguito del quale era rimasto chiuso per tre giorni. Negli ultimi anni, Israele ha condotto centinaia di attacchi aerei in Siria, prendendo di mira le postazioni e obiettivi del governo di Damasco, dell’alleato iraniano e del movimento libanese Hezbollah presente sul territorio. Pur non commentando l’operazione di oggi, lo Stato ebraico in passato ha rivendicato la legittimità di queste operazioni, sottolineando che sono finalizzate a impedire il radicamento di installazioni iraniane - il nemico numero uno nella regione - nei pressi del confine. 

Intanto prosegue la stima dei danni, anche a livello umano, causati dal terremoto: stime Unicef affermano che più di 500mila persone hanno dovuto abbandonare le loro case, molte famiglie sono senza un tetto e i bambini hanno paura a tornare per il timore di nuove scosse. Il sisma si va ad aggiungere ad una serie infinita di crisi, tanto che la Siria contava già prima del 6 febbraio il maggior numero di sfollati interni al mondo (6,8 milioni di persone) e, fra questi, anche quasi tre milioni di bambini. In totale i minori affetti a vario titolo dal sisma sono 3,7 milioni.

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