Shanwei, gli abitanti costretti "a non parlare con nessuno, neanche non Pechino"

Le autorità del villaggio del Guangdong, dove a dicembre la polizia ha ucciso tre pacifici manifestanti, hanno costretto con la forza l'intero villaggio a firmare un documento in cui dichiarano di non parlare del caso "né con gli estranei né con il governo centrale".


Shanwei (AsiaNews/Scmp) – Le famiglie del villaggio di Shanwei, dove la polizia lo scorso anno ha ucciso almeno tre persone nel corso di una protesta pacifica, sono state costrette con la forza a firmare dei documenti in cui si impegnano a "non parlare con nessun estraneo o con il governo centrale dell'accaduto". Lo ha denunciato uno dei familiari delle vittime, che ha chiesto l'anonimato.

Il 6 dicembre scorso gli agenti di polizia hanno sparato contro i manifestanti del piccolo villaggio nella parte meridionale del Guangdong che protestavano contro la requisizione delle loro terre da parte dal governo locale.

Il padre adottivo di Lin Yidui, un ragazzo di 26 anni morto nella sparatoria, conferma che il dipartimento Propaganda di Shanwei "sorveglia in maniera strettissima tutti i parenti delle vittime sin da febbraio". "Le autorità – sostiene – ci hanno obbligato a firmare questi documenti perché hanno scoperto che volevamo presentare una petizione di protesta a Pechino. Alcuni di noi, inoltre, avevano contatti con dei giornalisti stranieri che ci avrebbero aiutato a fare luce sulla questione". Se i firmatari infrangono questo obbligo "saranno puniti duramente".

Jiang Haiying, capo del dipartimento Organizzazione del Partito comunista locale, ha dichiarato alle autorità centrali che le tre vittime "non erano civili, ma pericolosi criminali con intenti violenti". Per il padre di Lin, questa "è una novità". "Siamo stati isolati dal mondo – dice – e non ci è permesso parlare. Questo avviene perché non siamo considerati, semplicemente non esistiamo. Le autorità di qui possono dire ciò che vogliono e noi non possiamo contraddirli, perché non abbiamo diritti".

Un ufficiale del dipartimento Propaganda conferma che le autorità riservano al villaggio "un'attenzione speciale". "Ci teniamo in contatto con loro – dice – perché li vediamo come amici".