Seoul vuole promuovere il turismo sanitario, ma a Jeju cresce l'opposizione
di Guido Alberto Casanova

Varato un programma per finanziamenti pubblici mirato alle cliniche che intendano espandere la ricezione di pazienti dall’estero. Ma la popolazione locale teme che l'espansione del privato for-profit sull’isola, mirato in particolare ai pazienti cinesi, possa danneggiare la sanità pubblica e gonfiare il costo dei trattamenti sanitari.


Seoul (AsiaNews) - Il ministero della Salute sudcoreano ha selezionato alcune località del Paese per lo stanziamento di fondi che dovrebbero incentivare il cosiddetto turismo sanitario. La Corea del Sud non è ancora tra le destinazioni più gettonate a livello globale, ma un’iniziativa del governo mira a sostenere un settore con forti possibilità di crescita soprattutto in Asia.

Dopo lo scoppio della pandemia e l’efficiente gestione del virus, la Corea del Sud ha cercato di presentarsi al mondo come un Paese con un servizio sanitario di qualità e a buon mercato. Così, a partire dall’anno scorso, il governo ha varato un programma per finanziamenti pubblici mirato alle cliniche che intendano espandere la ricezione di pazienti dall’estero.

Quest’anno tra i vincitori del bando ministeriale c’è anche l’isola subtropicale di Jeju, una provincia autonoma speciale che ha presentato un progetto in cui i trattamenti sanitari sono coadiuvati dall’ambiente naturale di Jeju. “Al momento stiamo sviluppando il modello di sanità e benessere unico dell’isola” ha detto Kang Dong-won, a capo dell’ufficio sanitario provinciale, che sostiene il ruolo dell’industria sanitaria come motore per l’economia locale.

I fondi ministeriali, del valore di 200 milioni di won (oltre 140 mila euro), saranno erogati per espandere le capacità di attrazione e ricezione dei turisti stranieri nelle strutture sanitarie di Jeju. Il governo provinciale ha detto di voler favorire un avvicinamento tra le principali cliniche presenti sull’isola e le agenzie turistiche, in modo tale da pubblicizzare al meglio i trattamenti sanitari offerti dalle strutture locali tra i possibili pazienti stranieri.

Il progetto però potrebbe non essere così semplice da realizzare. Negli anni scorsi infatti a Jeju è cresciuta l’opposizione della popolazione locale, che ha dimostrato una certa insofferenza nei confronti delle cliniche private. Diversi gruppi di attivisti e cittadini hanno più volte espresso la propria contrarietà all’espansione delle cliniche private for-profit sull’isola, temendo che l’accentuata competizione di queste strutture ospedaliere possa danneggiare la sanità pubblica e gonfiare il costo dei trattamenti sanitari.

La vicenda del Greenland International Hospital, a Jeju, è un esempio delle difficoltà che potrebbe incontrare il governo nella promozione del turismo sanitario. Nel 2015 Greenland Group, un gruppo immobiliare di Shanghai, aveva avviato la costruzione della struttura sanitaria sull’isola per approfittare del crescente flusso di turisti cinesi a scopo medico. Nel 2018 però, al momento della concessione della licenza, le autorità di Jeju hanno tentennato davanti ai timori dei cittadini e l’hanno concessa a condizione che nella clinica venissero trattati solo pazienti stranieri e non sudcoreani. Ne è seguita una lunga battaglia legale, nella quale il gruppo cinese ha avuto la meglio lo scorso anno. Ma il danno ormai era stato fatto e nel frattempo Greenland aveva liquidato gran parte della partecipazione nella società che avrebbe dovuto operare l’ospedale.

In Corea del Sud la quasi totalità delle strutture ospedaliere sono private, ma per legge non è permesso loro di registrare alcun profitto che invece va reinvestito nella struttura stessa. Jeju però è una delle pochissime località in cui è permesso agli investitori stranieri aprire una clinica e intascare i profitti ricavati dai trattamenti sanitari offerti ai pazienti.

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