Isole del Pacifico contro lo scarico in mare delle acque di Fukushima

Il ministro della Pesca della Papua Nuova Guinea chiede una presa di posizione comune per fermare l’azione da tempo annunciata dal Giappone nella centrale dove avvenne l’incidente del 2011. “Sarebbe un danno ulteriore per noi già colpiti dagli effetti del cambiamento climatico".


Port Moresby (AsiaNews) – Anche le isole dell’Oceania prendono posizione contro la decisione adottata dal governo giapponese di procedere nei prossimi mesi allo scarico in mare delle acque utilizzate per raffreddare la centrale di Fukushima dopo l’incidente al reattore avvenuto nel 2011. Il ministro della Pesca e delle Risorse marine della Papua Nuova Guinea, Jelta Wong, ha chiesto ai leader dei 16 Paesi che fanno parte del Forum delle Isole del Pacifico (PIF) di prendere posizione insieme contro il piano di Tokyo.

“Le piccole isole del Pacifico e di tutto il mondo - scrive il ministro Wong nell’appello - stanno affrontando l'orrore e la devastazione provocati dai cambiamenti climatici causati dalle superpotenze industriali di tutto il mondo, e di fronte a tutto questo il governo giapponese ritiene opportuno mettere a rischio le vite e le nostre preziose risorse del Pacifico con questa azione sconsiderata”. Wong ha dichiarato

Il PIF, organismo di cui fanno parte la maggior parte delle isole indipendenti del Pacifico meridionale, ha già istituito un gruppo di esperti scientifici per condurre una valutazione indipendente. Il gruppo ha chiesto la piena divulgazione dei dati e delle informazioni scientifiche per consentire una valutazione della sicurezza e dell'impatto sull'ambiente e sulla salute.

Anche la Cina e la Corea, che condividono i confini marittimi con il Giappone, hanno chiesto di fermare gli scarichi previsti nei prossimi mesi, chiedendo una maggiore consultazione con tutte le parti interessate. E la stessa industria ittica nazionale giapponese ha espresso preoccupazione, temendo un rischio di reputazione. Il governo Kishida ha però confermato l’intenzione di andare avanti, sostenendo che le analisi sulle acque accumulate in questi anni e che hanno ormai quasi riempito i serbatoi non presentano valori di radioattività che giustifichino allarmi.

“Chi possiede le barche che pescano nella nostra regione? A chi appartengono gli impianti di lavorazione a terra? – scrive ancora il ministro della Papua Nuova Guinea -. Dobbiamo mettere in guardia il Giappone: se volete usare le nostre risorse, siete obbligati ad aiutarci a proteggerle. L'Oceano Pacifico non appartiene al Giappone, appartiene al Pacifico”.

Il ministro Wong ha parlato intanto anche del progetto della Papua Nuova Guinea di creare un fondo di dotazione intergenerazionale per la pesca nella regione, per garantire il futuro delle economie del Pacifico, con entrate sufficienti e stabili dalla pesca. La proposta è di coinvolgere i Paesi firmatari dell’Accordo di Nauru, un trattato regionale sulla sostenibilità della pesca del tonno che vede coinvolti Micronesia, Kiribati, Isole Marshall, Nauru, Palau, Papua New Guinea, Isole Salomone e Tuvalu con Tokelau. Obiettivo del fondo sarebbe “eliminare la dipendenza dei nostri Paesi dai donatori e dai cosiddetti partner”.

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