Faisalabad, torna a casa ragazzina cristiana di 13 anni rapita per matrimonio
di Shafique Khokhar

Sequestrata da un commerciante musulmano, dopo tre mesi è stata rintracciata dalla magistratura e rimandata dalla sua famiglia. Soddisfazione degli attivisti per i diritti umani per questo caso risolto. Ma il problema è diffuso: ribadita la necessità di una legge contro questo tipo di conversioni forzate.


Faisalabad (AsiaNews) - Tre mesi dopo il suo rapimento, Hoorab Masih, ragazzina cristiana di 13 anni, è stata rintracciata e la magistratura le ha finalmente permesso di tornare a casa. A fine dicembre era stata rapita e convertita forzatamente all’Islam da parte di Muhammad Usman, negoziante musulmano del villaggio di Chak 7, vicino a Faisalabad, nel Punjab. Dopo essere stata interrogata dai magistrati, Hoorab ha potuto finalmente riabbracciare il padre Basharat e i fratelli.

Il 28 dicembre 2022 Hoorab Masih si era recata nel negozio di alimentari di Muhammad Mustafa (dove Usman lavorava) come era solita fare per aiutare la famiglia, dato che la madre è mancata ormai da diversi anni. Quel giorno, Usman l’ha rapita e allontanata da Faisalabad per portarla a Chiniot, dove la giovane è stata violentata, convertita e costretta a sposare il suo rapitore. Dopo l’arresto, il colpevole ha confessato che il matrimonio con la bambina non era legalmente valido, e così l’11 febbraio 2023 l’unione è stata dichiarata falsa e illegale dalla Commissione municipale di Chiniot.

Prima di tornare a casa, la bambina è stata mandata in un centro di accoglienza femminile per donne vittime di abusi e violenze (Dar-ul-Aman), dove è rimasta fino al 24 marzo, quando ha espresso davanti alla magistratura di Faisalabad la sua volontà di restare con il padre.

La vicenda ha spinto ancora una volta molti attivisti per i diritti umani a fare pressioni sul governo perché vengano adottate delle leggi che puniscano i tentativi di conversione forzata perpetrati nei confronti delle minoranze religiose, e per la modifica della legge sui matrimoni infantili che risale ancora al 1929. L’obiettivo è quello di portare l’età minima per il matrimonio a 18 anni, sia per i ragazzi sia per le ragazze, e di dichiarare nulle le unioni avvenute con minorenni. Quello di Hoorab non è infatti l’unico caso di adescamento, rapimento e conversione obbligata di giovani donne, come ha spiegato il difensore per i diritti umani Lala Robin Daniel.

Il presidente dell’organizzazione Voice for Justice, Joseph Jansen, ha posto l’attenzione sulla necessità di condannare apertamente questi reati di coercizione, dal momento che toccano giovani minorenni che non hanno la capacità di prendere simili decisioni autonomamente. Anche l’attivista Aneel Edger ha fatto notare che la carente risposta delle istituzioni permette ai responsabili di sfuggire alla giustizia: nel caso di Hoorab Masih, si erano perse le tracce della bambina a causa delle inadeguate ricerche della polizia.

L’attivista per i diritti delle donne Nadia Stephen, ha infine dichiarato che è indispensabile assicurare alle vittime l’accesso a un giusto processo, che abbia effetto immediato su questi criminali e che permetta alle giovani donne di riscattarsi.

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