La testimonianza del giovane reclutato con un annuncio di lavoro su Facebook è stata diffusa oggi durante un'udienza del Senato filippino. Circa mille cittadini del sud-est asiatico sarebbero ammassati in un edificio di Paranaque, poco lontano dall'aeroporto internazionale. Accuse sulla facilità con cui gli uffici immigrazione rilasciano i visti di ingresso.
Manila (AsiaNews) - Centinaia di stranieri vivono ammassati in un palazzo della capitale filippina e sono trattenuti in condizione di schiavitù, costretti a lavorare nel settore delle truffe online. Lo ha rivelato oggi in un’audizione al Senato la senatrice Risa Hontiveros, che da novembre indaga sulle operazioni di traffico di esseri umani in cui sono coinvolti cittadini filippini in altri Paesi del sud-est asiatico. Solo di recente il suo ufficio, secondo quanto scrive il sito di notizie Rappler, ha scoperto la presenza di una di queste operazioni al Bayport West NAIA Garden Residences, un complesso condominiale di sette torri a pochi minuti dal Ninoy Aquino International Aeroporto a Parañaque, città che fa parte del territorio della capitale Manila.
Durante la seduta del Senato è stata diffusa la testimonianza di un lavoratore indonesiano noto con il solo nome di “Ridaw”, accalappiato e poi tornato al suo Paese d’origine, secondo cui nell’edificio ci sarebbero circa mille suoi concittadini reclutati con l’inganno per lavorare nelle Filippine e ora costretti a compiere truffe online invitando gli utenti a investire nelle criptovalute.
Ridaw ha dichiarato di aver visto su Facebook un annuncio di lavoro nel settore del marketing digitale a fine febbraio. Contattata la pagina che aveva pubblicato la posizione, è stato invitato a rivolgersi a un account Telegram (un’applicazione di messaggistica simile a Whatsapp) dove ha parlato con un reclutatore che secondo Ridaw pareva essere indonesiano. Il 7 marzo Ridaw ha conosciuto altri due “colleghi” all’aeroporto di Jakarta prima del volo per le Filippine e ha inviato un selfie al reclutatore su Telegram seguendo le istruzioni che aveva ricevuto.
Ad accoglierli a Manila c’era quello che Ridaw pensava fosse un dipendente dell’azienda che lo aveva appena assunto e che aveva ricevuto il selfie inviato qualche ora prima su Telegram. Dopo aver passato l’ufficio visti dell’aeroporto, che non ha fatto domande, Ridaw e gli altri due indonesiani sono stati portati al Bayport West NAIA Garden Residences e hanno intravisto qualche centinaio di connazionali, ma anche persone di altre nazionalità, soprattutto africani e cinesi in qualità di supervisori. In base alla testimonianza, il contratto con “l’azienda” è stato firmato sotto pressione e una volta entrati nel complesso residenziale agli indonesiani è stato insegnato come creare finti account di donne con cui truffare altre persone su Tinder, Facebook o Instagram. “Dopo che il nostro obiettivo si era innamorato di noi - ha raccontato Ridaw - lo facevamo investire in criptovalute. Se non reclutavamo vittime venivamo puniti. La mia impressione è che a molti dipendenti venga trattenuto lo stipendio. I nostri salari dovevano essere di 80mila pesos (1.300 euro) al mese, ma il dipendente che era lì prima di me continuava a chiedermi spaghetti istantanei o sigarette”. Le punizioni potevano anche essere corporali, ha continuato Ridaw.
Ci è voluto poco perché l’indonesiano decidesse di andarsene: dopo aver rimborsato il supervisore con 100mila pesos filippini, è riuscito a lasciare le Filippine il 16 marzo e la sua dichiarazione, fatta all’ambasciata filippina a Jakarta, è stata consegnata al National Bureau of Investigation (Nbi).
La senatrice Hontiveros ha denunciato la leggerezza degli uffici di immigrazione nell’indagare le ragioni di ingresso nelle Filippine, mentre ai cittadini filippini vengono fatte molte più domande allo scopo di evitare il fenomeno della tratta di esseri umani: Chiedo all'Nbi e alla polizia nazione di agire immediatamente. Non c'è tempo da perdere. Ogni giorno gli stranieri possono facilmente entrare nel Paese con l'aiuto di funzionari aeroportuali o dell'immigrazione senza scrupoli. Questa è una seria preoccupazione per la sicurezza nazionale che dobbiamo affrontare con urgenza", ha affermato la senatrice, secondo cui nel complesso residenziale di Parañaque si trovano anche cittadini di Vietnam, Cambogia e Myanmar, Paesi in cui è diffuso il traffico di lavoratori costretti a lavorare nelle truffe online, spesso dopo che gli è stato ritirato il passaporto e in condizioni di moderna schiavitù.