Nepal: arrestate 1500 persone che manifestavano in modo pacifico
di Prakash Dubey

Le persone manifestavano contro la politica autoritaria di re Gyannedra. A causa degli arresti, le strade sono deserte, e i cittadini non festeggiano neanche l'importante festività del "Lord Rama".


Kathmandu (AsiaNews) – Al primo giorno di sciopero generale chiesto da sette partiti d'opposizione, uniti in una alleanza a favore della democrazia, le forze di sicurezza hanno arrestato più di 1500 persone che manifestavano in modo pacifico. Le opposizioni volevano scioperare per quattro giorni da oggi al 9 aprile, per protestare contro la politica di re Gyannedra.

La maggior parte degli attivisti politici arrestati appartiene al Partito comunista nepalese, che è stato il tradizionale rivale della guerriglia maoista, con cui invece ora ha consolidato buoni rapporti.

Meena Ghimire, avvocato e attivista per il rispetto dei diritti umani, ha detto ad AsiaNews di essere delusa dal fatto che la polizia abbia arrestato persone che protestavano in modo pacifico. "Nulla lasciava pensare che la manifestazione potesse sfociare nella violenza", ha dichiarato. "Tuttavia gli uomini dell'esercito li hanno arrestati. Ciò non è di buon auspicio per la pace e la stabilità del Paese. Penso che il re voglia dare vita ad un periodo di terrore, come ha fatto dal febbraio 2005 quando ha preso il potere".

"Il re vuole una legislazione ancora più rigida – continua – è l'unica spiegazione ad un numero così alto di arresti. L'esercito è in pratica dappertutto. Potrebbero con facilità contenere ogni forma di violenza. Ma loro arrestano i contestatori pacifici con il solo scopo di causare proteste violente e avere una giustificazione per proclamare l'emergenza".

Intanto nel Paese la vita sembra essersi fermata. Sulle strade della capitale e delle altre città non circolano veicoli, se non quelli della polizia e dell'esercito.

"A peggiorare la situazione va ricordato che gli arresti coincidono con la festa indù di "Lord Rama", che si celebra il 6 ed il 7 aprile", ha ricordato Pawan Pathak, uno studioso indù. "Durante questo festival quasi ogni famiglia indù osserva riti speciali e prega in tempi pubblici o a casa. Ma la repressione ha paralizzato la vita nel Paese e rovinato anche la festa".

Pathak ha aggiunto che anche i partiti politici che hanno organizzato gli scioperi "potevano aspettare due giorni per permettere alla gente di festeggiare la ricorrenza, o aspettare fino il 9 aprile. Ma anche questi partiti politici hanno perso il senso di responsabilità e pensano solo alla lotta per il potere politico".

Lo studioso indù ha poi rimproverato al governo di aver gettato benzina sul fuoco, e ha contestato il fatto che il governo abbia vietato ai trasportatori privati di guidare e poter accompagnare i manifestanti a Kathmandu e nelle altre maggiori città. "Questa misura del governo ha di fatto imprigionato le persone nelle loro case. Questo è assurdo. Sia il governo che i partiti politici sono colpevoli di non proteggere le persone innocenti e pensare solo ai loro interessi".