Nel Kashmir un incontro sul turismo verso il G20, ma manca Pechino (e la sicurezza)

La delegazione cinese aveva annunciato che non avrebbe partecipato al summit di tre giorni a Srinagar perché "territorio conteso". Anche il Pakistan e i movimenti autonomisti avevano espresso la loro contrarietà all'evento, il primo nella regione dopo la revoca dello statuto speciale nel 2019. L'India vuole promuovere il patrimonio naturalistico e culturale, ma oggi le agenzie di sicurezza hanno dovuto chiedere ai delegati presenti di cambiare percorso.


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - La questione del Kashmir torna a riaprire le tensioni tra Pechino e Delhi: a un vertice sul turismo che inizia oggi nell’ambito della presidenza indiana del G20 non prenderà parte la delegazione cinese. L’annuncio era stato dato dal ministro degli Esteri di Pechino il 19 maggio e in seguito anche Turchia, Egitto e Arabia Saudita hanno rifiutato l’invito dell’India per il summit di tre giorni che si terrà a Srinagar, capoluogo estivo del territorio del Jammu e Kashmir. Nonostante l’India continui a promuovere la regione come idilliaca meta turistica, sono molte le preoccupazioni per la sicurezza.

Per New Delhi quello di Pechino è uno sgarbo non da poco: si tratta infatti del primo evento internazionale che ha per sede il Kashmir dal 2019, quando il governo del premier Narendra Modi ha azzerato lo statuto speciale del territorio storicamente conteso con il Pakistan, suddividendolo in due territori direttamente soggetti al controllo del governo federale di New Delhi: il Jammu e Kashmir e la regione himalayana del Ladakh, zone sulle quali New Delhi coltiva ambizioni di sviluppo turistico.

Sebbene Islamabad, a differenza di Pechino, non faccia parte del forum allargato di cooperazione economica internazionale, aveva anch’essa, insieme ai movimenti autonomisti del Kashmir, contestato la scelta di tenere l’incontro a Srinagar, definendolo un tentativo di “normalizzazione” della situazione. La Cina ha motivato il suo boicottaggio dicendo che non partecipa a vertici che si svolgono “in territori contesi”. Va anche ricordato che Pechino stessa avanza rivendicazioni territoriali sul Ladakh, dove nel 2020 è avvenuta l’ultima sanguinosa battaglia sulle montagne dell’Himalaya tra il suo Esercito popolare di liberazione e i militari indiani. Delhi da parte sua ha risposto duramente rivendicando il diritto di scegliere come sede degli incontri del G20 “qualsiasi località sul proprio territorio”.

L’India ha poi spiegato che durante il summit verrà presentato il patrimonio culturale del Kashmir e il potenziale turistico della regione, con particolare attenzione al “cineturismo”. Più volte il Kashmir è stato definito e promosso dalle autorità locali indiane come “paradiso in terra”. Tuttavia proprio oggi c’è stata una modifica all’ultimo minuto del tour dei delegati, consigliata dalle agenzie di sicurezza: le visite programmate al Parco nazionale di Dachigam, a Srinagar, e a Gulmarg, nel nord del Kashmir, sono state sospese. Nei giorni precedenti all’incontro l’India ha inoltre tenuto diverse esercitazioni a causa di un aumento degli attacchi da parte di sospetti militanti nell’ultimo anno. Sono state dispiegate forze di élite e alcune scuole sono state chiuse per più di una settimana in via precauzionale. La sicurezza è stata rafforzata anche intorno al lago Dal e allo Sher-e-Kashmir International Convention Center (SKICC) a Srinagar, sede dell'incontro.

IMG_20230506_184234-scaled.jpg