Un milione di operai edili srilankesi hanno perso il lavoro
di Arundathie Abeysinghe

L'intreccio tra crisi economica locale e aumento globale dei costi delle materie prime ha portato alla paralisi del settore. Enti di categoria preoccupati dalla concorrenza di Bangladesh, Nepal, India e Malaysia, dove gli investitori stranieri trovano costi al metro quadro inferiori per costruire. Il governo ha accettato di alzare del 20% i prezzi calmierati per gli appalti sulle nuove strade, ma ha 200 miliardi di rupie di pagamenti arretrati.


Colombo (AsiaNews) - A causa dell'attuale crisi economica, oltre un milione di lavoratori del settore edile nello Sri Lanka hanno perso il posto di lavoro e in migliaia hanno lasciato il Paese alla ricerca di un impiego, soprattutto in Giappone, Malaysia, Medio Oriente e Corea del Sud. È quanto emerso durante la riunione del Comitato sulle misure per attenuare l'impatto della crisi economica tenutosi nel Parlamento di Colombo la scorsa settimana. Il Comitato ha incontrato i rappresentanti delle associazioni che rappresentano le piccole, medie e grandi imprese di costruzione e ha discusso i possibili piani di intervento per il settore, la cui forza lavoro è costituita al 90% da operai semi-specializzati.

Dal 2021, molte imprese edili sono fallite e un gran numero di professionisti ha lasciato il Paese, in particolare ingegneri civili, elettrici e meccanici esperti. Nel frattempo, sono aumentati i prezzi delle materie prime necessarie per la costruzione, tra cui cemento, ferro, alluminio, tubi in PVC, cavi, materiali per tetti, acciaio, comprese le piastrelle per pavimenti e pareti. Ma un problema importante è anche la mancanza di istituzioni che offrano opportunità di formazione per gli apprendisti nel settore.

Neville Dissanayaka, ingegnere civile esperto e amministratore delegato di un grande complesso residenziale a Colombo, spiega ad AsiaNews che “i prezzi dell'acciaio hanno raggiunto le 340.000 rupie per tonnellata, mentre il prezzo di un cubo di sabbia è aumentato di 5.000 rupie. I fornitori di materiali quotano a loro piacimento, con prezzi che aumentano di giorno in giorno. Sui circa 1,5 milioni di persone impiegate nell'industria delle costruzioni attualmente il 75%-80% è disoccupato”.

“Le restrizioni all'importazione di materiali da costruzione come piastrelle, sistemi di condizionamento dell'aria e sistemi di ascensori hanno ulteriormente danneggiato l'industria delle costruzioni. Inoltre, il governo deve pagare circa 200 miliardi di rupie di arretrati per diversi progetti intrapresi nel periodo 2020-2021”, aggiunge Neville. 

Secondo l'ingegnere civile Mayantha Igalawithana “il costo di costruzione di un metro quadro in Sri Lanka sta aumentando in modo esponenziale, rispetto ad altri Paesi dell'Asia. Di conseguenza, gli investitori stranieri tenderanno a investire in Paesi come Bangladesh, Nepal, India e Malaysia, invece che nello Sri Lanka. L'industria edile dello Sri Lanka ha contribuito per circa il 9% al PIL del Paese e quindi il suo crollo ha un impatto grave anche al di fuori del settore”.

Secondo la National Construction Association of Sri Lanka (NCASL), il 95% dei progetti edilizi è stato ritardato a causa della carenza e dei prezzi elevati delle materie prime. Il Ceylon Institute of Builders (CIOB) ha sottolineato che “l'industria delle costruzioni non è in grado di sostenersi a causa di questi problemi urgenti”.

Come prima risposta il governo di Colombo ha accettato di pagare agli appaltatori un 20% rispetto ai prezzi prefissati per i progetti di costruzione promossi dall'Autorità per lo Sviluppo Stradale e dalla compagnia Maga Neguma a causa dell'aumento dei costi.

 

Foto: Flickr / Josep Castell

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