"Jokowi" è atterrato oggi per una breve visita, che arriva dopo un viaggio di tre giorni in Australia e dopo i colloqui tenutisi a maggio tra la Papua Nuova Guinea e gli Stati Uniti. A livello internazionale si vuole contrastare la Cina, mentre sul piano locale si punta all'aumento degli scambi. Ma sullo sfondo resta il conflitto per l'indipendenza della Papua occidentale.
Port Moresby (AsiaNews) - È atterrato questa mattina in Papua Nuova Guinea il presidente indonesiano Joko Widodo, che incontrerà il proprio omologo James Marape. Durante la visita verranno affrontate questioni locali e internazionali: da una parte si prevede la firma di un accordo sulla frontiera e gli scambi commerciali, dall’altra il viaggio di “Jokowi” avviene dopo tre giorni di colloqui con il primo ministro australiano Anthony Albanese e dopo che il primo ministro indiano Narendra Modi e il segretario di Stato americano Antony Blinken a maggio hanno incontrato nella capitale Port Moresby i leader delle isole del Pacifico per contrastare l’influenza cinese.
L’Indonesia condivide con la Papua Nuova Guinea una frontiera a forma di linea retta di 760 chilometri e solo a marzo di quest’anno Port Moresby ha ratificato un accordo sul confine che era rimasto bloccato in parlamento per 10 anni dopo revisioni e aggiornamenti periodici.
L’isola della Nuova Guinea è per circa metà del suo spazio occupata dalla Papua Nuova Guinea a est, mentre a ovest è divisa nelle due province indonesiane di Papua e Papua occidentale. La Papua è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 tramite referendum - denominato “atto di libera scelta” - al quale hanno partecipato solo 1.035 capi villaggio che, sotto minaccia dell’esercito indonesiano, hanno votato all’unanimità a favore del controllo di Jakarta. Da allora il plebiscito è stato rinominato “atto di non scelta” dagli attivisti che chiedono un territorio autonomo (che dovrebbe chiamarsi Papua occidentale) per i papuasi, gli indigeni etnicamente e culturalmente distinti dagli indonesiani. Tuttavia, a causa della “indonesizzazione” delle province papuane, il 40% della popolazione locale è oggi di etnia non papuasi.
Gruppi di combattenti indipendentisti - in particolare l'Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale o TPNPB - hanno dato avvio a un conflitto contro Jakarta che dura tuttora. Il TPNPB è il braccio armato del Movimento per la liberazione della Papua (OPM). Il 7 febbraio negli altopiani di Nduga i guerriglieri papuasi hanno preso come ostaggio il pilota neozelandese Philip Mehrtens, in cambio del quale hanno chiesto la concessione dell’indipendenza, ma i negoziati sono in stallo.
Mentre nei giorni scorsi è stato annunciato un nuovo volo diretto che per la prima volta collegherà le due nazioni, le autorità della Papua Nuova Guinea hanno rimosso le bandiere indipendentiste sventolate da un gruppo di manifestanti e rifugiati papuasi, sfollati a causa degli scontri armati. “Anche se rimuovono la nostra bandiera, non possono rimuovere noi. Noi siamo la bandiera", ha detto il leader comunitario Samuel Inggamer mentre diverse persone cantavano l’inno della Papua occidentale in segno di protesta. “Esorto il presidente Widodo a darci l'indipendenza. Farebbe la storia se lo facesse”.
Secondo l’organizzazione Acled, nel 2021 gli scontri armati tra il TPNPB e le forze di sicurezza indonesiane (e gli attacchi contro i civili) sono aumentati dell’80% rispetto all’anno precedente, un trend in crescita dal 2018. Allo stesso tempo l'Indonesia ha fornito aiuti e assistenza tecnica alle nazioni insulari del Pacifico, inclusa la Papua Nuova Guinea, per contrastare le critiche sulla mancanza di sviluppo, le violazioni dei diritti umani e la militarizzazione delle province papuane. Ma i papuasi continuano a essere discriminati come cittadini di seconda classe, nonostante vivano sul territorio più ricco di risorse dell’Indonesia.
Dall’altra parte dell’isola la Papua Nuova Guinea, che non ha un esercito e un’economia per contrastare l’Indonesia, è un importante partner commerciale per la Cina, ma con gli Stati Uniti ha firmato un’intesa di difesa militare che consente ai militari americani l’accesso ai propri porti e aeroporti. A Sydney, invece, anche “Jokowi” ha discusso con il premier australiano, tra le altre cose, di sicurezza regionale, nonostante la maggior parte dei colloqui si siano concentrati sulla cooperazione economica per la produzione di batterie per le auto elettriche. L’Indonesia ospita infatti alcune delle più grandi riserve al mondo di nichel, mentre l’Australia è uno dei principali fornitori di litio.