Jakarta blocca l'autorizzazione ai matrimoni interreligiosi

La Corte suprema ha inviato una circolare ai tribunali inferiori chiedendo di non accogliere la registrazione all'anagrafe di unioni tra persone appartenenti a fedi diverse. La questione era già emersa a gennaio di quest'anno dopo che un uomo cristiano aveva chiesto la revisione della legge sul matrimonio per poter sposare la fidanzata musulmana. Per i difensori dei diritti umani è un passo indietro della giurisprudenza.


Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - La Corte suprema dell’Indonesia ha vietato ai tribunali di grado inferiore di accogliere le richieste di registrare presso l’anagrafe i matrimoni tra persone appartenenti a diversi credo religiosi. L’imposizione è stata diffusa tramite una circolare in cui il giudice supremo Muhammad Syarifuddin ha esortato tutti i tribunali a rispettare la legge sul matrimonio del 1974.

La normativa vigente impone che un matrimonio possa essere considerato legittimo solo se entrambi gli sposi appartengono alla stessa religione. I cittadini musulmani possono quindi registrare la loro unione presso l'ufficio per gli affari religiosi, mentre i fedeli di altre religioni devono rivolgersi ai registri civili. L’eventualità di matrimonio interconfessionale non è trattata, ma la giurisprudenza, basandosi su una sentenza del 1986, prevede che in caso di matrimonio interreligioso la coppia possa chiedere la registrazione della propria unione all’anagrafe previa autorizzazione del tribunale.

A giugno una corte distrettuale di Jakarta aveva accolto la richiesta di matrimonio di un uomo cristiano e una donna musulmana. Il giudice capo Bintang AL aveva sostenuto che il matrimonio interconfessionale fosse una richiesta legittima e ragionevole considerata l’eterogeneità della popolazione indonesiana.

Il Consiglio indonesiano degli ulema (MUI) si era opposto al verdetto e nei giorni scorsi ha elogiato il divieto della Corte suprema sostenendo che chiarisca la giurisprudenza in materia colmando i vuoti legislativi. "Tutte le parti devono obbedire alla circolare, in particolare i giudici che non comprendono o fingono di non comprendere la legge sul matrimonio", ha affermato il responsabile delle fatwa del MUI, Asrorun Ni'am. 

I difensori dei diritti umani, invece, hanno criticato la circolare perché “chiude qualsiasi progresso compiuto dalle istituzioni giudiziarie dello Stato nel garantire i diritti dei cittadini di diversa estrazione", ha dichiarato ieri Halili Hasan, direttore esecutivo del Setara Institute. Ahmad Suaedy, docente alla Nahdlatul Ulama Indonesia University di Jakarta, ha aggiunto che diversi ulema consentono i matrimoni interreligiosi perché lo stesso Islam ne riconosce varie interpretazioni.

La questione non è nuova, ma era già emersa a gennaio di quest’anno, quando i nove giudici della Corte costituzionale avevano concordato all’unanimità di non poter accogliere una petizione contro la legge sul matrimonio presentata da un uomo cristiano. E. Ramos Petege, originario della provincia di Papua, aveva chiesto una revisione della norma del 1974 dopo non essere riuscito a sposare la sua fidanzata musulmana a causa dell’incertezza legislativa. La mancanza di riconoscimento legale può causare difficoltà in termini di diritti coniugali, richieste di eredità e accesso alle prestazioni sociali.

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