Domenica 30 luglio è la Giornata mondiale contro questo fenomeno. Nel Sud-est asiatico recentemente il dipartimento di Stato americano ha registrato alcuni miglioramenti in Malaysia, Paese dove il fenomeno è tristemente diffuso anche tra i lavoratori della gomma e dell'olio di palma. Ma secondo le ong locali l’impegno del governo non soddisfa ancora gli standard minini di eliminazione della piaga.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Sono tanti i Paesi del mondo colpiti dal triste fenomeno del traffico di esseri umani, come luoghi d’origine, di transito o di destinazione delle vittime. Le donne e le ragazze continuano ad essere le principali vittime dei trafficanti a livello globale dato che secondo l’Onu la maggioranza delle vittime del traffico è a scopo di sfruttamento sessuale e il 35% di quelle trafficate per il lavoro forzato sono donne.
A distanza di 10 anni esatti dall’istituzione della Giornata Mondiale contro la Tratta di esseri umani, che ricorre domenica 30 luglio, uno dei Paesi più colpiti dal fenomeno nel Sud-est asiatico - la Malaysia - discute sulla reale situazione.
Il Rapporto 2023 sul traffico di persone del Dipartimento di Stato americano le ha assegnato un voto leggermente migliore rispetto agli scorsi 2 anni; resta però ancora molto lavoro da fare. Se prima nella Watch List alla Malaysia era stato assegnato il livello 3 su 4, poiché il governo “non soddisfa gli standard minimi di eliminazione della tratta e non sta compiendo sforzi significativi in tal senso”, quest'anno rientra nel livello 2 di allarme, una categoria intermedia che comprende i governi che affermano di voler sopprimere il traffico. Ma il numero delle vittime continua comunque a crescere e vi sono poche prove che si stia contrastando il fenomeno in modo efficace. La Malaysia si trova in questa posizione della lista insieme a Paesi come il Vietnam, la Bulgaria e la Serbia.
La Malaysia ha una legge contro la tratta chiamata Anti-Trafficking in Persons and Anti-Smuggling of Migrants Act che risale ormai al 2007, ma secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, questo atto è entrato in vigore solo nel 2010. Nonostante a livello numerico il report segnali un peggioramento per quanto riguarda i numeri delle persone coinvolte, soprattutto lavoratori vittime dello sfruttamento di manodopera nei settori della gomma e dell’olio di palma, nel 2021 il governo ha introdotto un piano ambizioso per ridurre il traffico di esseri umani chiamato NAPTIP 3.0. La sua entrata in vigore a pieno regime nel 2022 è bastata per abbassare il rating dal livello 3 alla Watch List di livello 2.
La società civile che con associazioni e ong contrasta la tratta però vede assottigliarsi le sue forze: il sito “TIP Heroes” del dipartimento di Stato americano, per esempio, elenca solo due malesi, tra i quali Irene Fernandez - scomparsa recentemente - che aveva fondato nel 1993 Tenanganita, una Ong che continua a lottare per i diritti dei migranti e dei rifugiati vittime di tratta. Ma l'opera ora dovrà andare avanti senza la sua forza e il suo carisma.
Un’altra Ong della Malaysia, SUHAKAM, si è detta perplessa per il miglioramento del Paese nella classifica sulla lotta alla tratta, visto che le energie per sradicare il problema non sono aumentate molto negli anni da parte dell’amministrazione.