Manila: seconda assoluzione per Maria Ressa. Ma continua l’odissea giudiziaria
di Stefano Vecchia

La 59enne giornalista premio Nobel per la pace era alla sbarra per frode fiscale nell’ambito della sua attività come responsabile di Rappler. La difesa ha dimostrato la natura “politica” e infondata delle accuse, dietro le quali vi è l’ex presidente Duterte. A suo carico restano altri due procedimenti penali in corso. 


Milano (AsiaNews) - Ancora un’assoluzione per Maria Ressa, l’attivista e giornalista filippina, Premio Nobel per la Pace 2021 condiviso con il collega russo Dimitry Muratov. Nel secondo processo a carico della 59enne per frode fiscale - il primo, per 4 capi d’imputazione per lo stesso reato, era terminato con l’assoluzione a gennaio - come responsabile del media online Rappler, i legali sono riusciti a dimostrare ancora una volta l’infondatezza delle accuse. La difesa ha mostrato la sostanziale motivazione politica dovuta alla forte rivalità con l’ex presidente Rodrigo Duterte, della cui politica di “guerra alla droga” Maria Ressa è stata una strenua oppositrice.

Come prima reazione alla sentenza, lei stessa ha sottolineato l’importanza di non cedere alle pressioni e allo sconforto. “Bisogno avere fiducia”, ha dichiarato ai giornalisti riuniti all’esterno dell’aula del tribunale di Manila, perché la vittoria “mostra che il sistema giudiziario funziona e speriamo di vedere cancellate anche le altre accuse”.

L’odissea giudiziaria non si è però ancora conclusa. Su Ressa pesano infatti altri due procedimenti penali. Il primo, una condanna per diffamazione attraverso Rappler che risale al 2020 per la quale si trova in libertà vigilata e in attesa di un ulteriore giudizio; l’altro per un provvedimento di chiusura ordinato dalla Commissione filippina per le assicurazioni e i cambi, per presunta violazione della legge che non consente la proprietà straniera di un organo di informazione locale.

La maggior parte delle accuse riguardano eventi precedenti la presidenza Duterte, ma con indagini e procedimenti avviati in un secondo momento. Giornalisti e sostenitori parlano di volontà persecutoria nei suoi confronti da parte dell’ex capo dello Stato, in un quadro più ampio di rapporti “complicati” con i mezzi di informazione dello stesso Duterte. 

Accuse che l’ex presidente ha sempre respinto e che sono le stesse a lui rivolte per altre vicende: tra queste, una di profilo particolarmente elevato che ha come involontaria protagonista Leila de Lima, già presidente della Commissione nazionale per i diritti umani dal 2008 al 2010, ministro della Giustizia dal 2010 al 2015 e senatore dal 2016 al 2022. Alla De Lima, che ha finora trascorso in carcere sei anni in attesa di giudizio perché accusata di traffico di stupefacenti e la cui innocenza è stata parzialmente riconosciuta, il 7 giugno scorso è stata negata di nuovo la libertà su cauzione.

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