Toni minacciosi della Rice verso l'Iran, mentre la diplomazia guarda a Pechino

Inviato cinese oggi in Iran, mentre gli Usa fanno riferimento all'uso della forza. Il Jerusalem Post parla di "poker con Teheran".


Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Sguardi puntati su Pechino, nella crisi nucleare iraniana: un suo inviato si reca oggi in Iran e successivamente raggiungerà la Russia, Paese che condivide la convinzione della Cina, ribadita oggi dal viceministro degli esteri Yang Jiechi che il problema del programma nucleare iraniano può essere risolto attraverso il dialogo. "Speriamo che tutti si mantengano calmi. Il dialogo e' preferibile al confronto", ha detto in una conferenza stampa per la presentazione della prossima visita negli Usa del presidente Hu Jintao, che il 19 aprile incontrerà a Washington, il presidente George W. Bush. Malgrado sia Pechino che Mosca abbiano mostrato segni di irrigidimento di fronte al dichiarato fallimento della missione del segretario generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohamed El Baradei, certamente non condividono la reazione del segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, che ha fatto riferimento al capitolo 7 della Carta dell'Onu che prevede la possibilità dell'uso della forza. Affermazione valutata sulla stampa occidentale più come un gesto propagandistico che come una attuale reale minaccia.

Dal canto suo, l'Irna, agenzia ufficiale iraniana, riferendo oggi della conclusione della visita di El Baradei, scrive che il capo dell'Aiea ha detto: "l'Iran ha dimostrato che il suo programma nucleare è trasparente".

Un'analisi del Jerusalem Post parla di "partita a poker con Teheran" che, a giudizio del quotidiano israeliano, sta cercando di "imitare Corea de Nord e Pakistan", che hanno messo il mondo di fronte al fatto compiuto della realizzazione di una bomba atomica. "Ma l'Iran non è ancora a questo punto e le millanterie di Ahmadinejad non sono credibili", perché ha "una lunga strada" da percorrere per arrivare all'autonomia nucleare.

Di opposto parere AsiaTimes, per il quale la situazione è la stessa della"Cronaca di una morte annunciata" di Gabriel Garcia Marquez. Si va verso un conflitto tra Usa ed Iran, voluto da Israele, e nessuno fa davvero niente per impedirlo.