Nonostante siano in vigore diversi accordi, a causa delle scarse precipitazione monsoniche gli agricoltori del Karnataka stanno chiedendo al governo locale di non rilasciare le acque al Tamil Nadu. Quest'ultimo, però, dipende fortemente dal corso d'acqua per la sua produzione agricola cresciuta negli ultimi anni. Oggi le proteste hanno portato a scioperi e sospensione di diversi voli a Bengaluru. Chiesto un intervento del governo centrale.
Bengaluru (AsiaNews) - Nello Stato indiano del Karnataka sono in aumento le proteste e gli scioperi contro la decisione delle autorità locali di concedere il rilascio di migliaia di litri d’acqua verso lo Stato meridionale del Tamil Nadu. La disputa sulla divisione delle acque del fiume Kaveri è al centro dei rapporti tra i due Stati da circa 200 anni, ma quest’anno le scarse precipitazioni, conseguenza del cambiamento climatico, hanno esacerbato il problema.
Questa mattina 44 voli sono stati cancellati all’aeroporto di Bengaluru e gli istituti scolastici hanno indetto il secondo sciopero della settimana sostenuti dagli agricoltori e dalle organizzazioni pro-Kannada (il gruppo etnico maggioritario del Karnataka). Anche commercianti, ristoratori e addetti ai trasporti hanno aderito alle proteste. Nei giorni scorsi i dimostranti hanno bruciato un fantoccio con la testa del primo ministro del Tamil Nadu, MK Stalin e oggi la polizia di Bengaluru ha arrestato oltre 50 manifestanti, preparandosi a schierare ulteriori agenti.
La questione è esplosa dopo la decisione della Corte Suprema di astenersi dall’interferire con le direttive emesse dall’Autorità di gestione delle acque del fiume Kaveri (CWMA) e del suo organo ausiliario, il Comitato per la regolamentazione dell'acqua del fiume Kaveri (CWRC). Quest’ultimo ha emesso nei giorni scorsi un’ordinanza che impone al Karnataka di rilasciare verso il Tamil Nadu 3mila cusec d’acqua (1 cusec corrisponde a 28 litri cubi al secondo) dal 28 settembre al 15 ottobre. Il 21 settembre la Corte suprema aveva confermato un’altra ordinanza, secondo cui il Karnataka doveva garantire 5mila cusec d’acqua al Tamil Nadu fino al 27 settembre. Ma il governo del Karnataka si rifiuta di rispettare gli ordini, affermando che a causa delle scarse precipitazioni non può condividere la propria acqua come sarebbe previsto dagli accordi.
La questione risale a due trattati firmati nel 1892 e nel 1924 quando i due Stati non esistevano ancora, ma corrispondevano alla presidenza del Madras (Tamil Nadu) e allo Stato principesco di Mysore (Karnataka), a cui era era stato concesso di costruire una diga nel villaggio di Kannambadi per immagazzinare 44,8 miliardi di piedi cubi d'acqua. L'accordo sarebbe rimasto in vigore per 50 anni, e avrebbe poi dovuto essere seguito da una revisione dei trattati. Ma quando i due Stati hanno portato la controversia davanti alla Corte suprema nel 1947, non c’è stato nessun cambiamento. Nel 1990 è poi stato istituito il Tribunale per le dispute del Kaveri che nel 2007 aveva assegnato 419 miliardi di piedi cubi d'acqua all'anno al Tamil Nadu e 270 miliardi di piedi cubi d'acqua al Karnataka, e altre quote agli Stati confinanti del Kerala e di Puducherry. Tuttavia, durante i periodi di scarsità idrica, l’acqua dovrebbe essere distribuita tra le varie amministrazioni su base proporzionale. Quest’anno da giugno ad agosto nel punto dove origina il fiume è stato registrato un deficit di precipitazioni del 44%. Tuttavia, l’applicazione dei verdetti non viene quasi mai rispettata di anno in anno perché entrambi gli Stati non sono soddisfatti riguardo le decisioni dei tribunali.
Quest’anno sia il primo ministro del Karnataka, Siddaramaiah, che il vice premier, DK Shivakumar, hanno chiesto un incontro con il governo centrale di New Delhi per diramare la questione sperando in un intervento del primo ministro dell’India, Narendra Modi. “Il premier ha l'autorità di convocare i due Stati e ascoltare le loro argomentazioni”, ha spiegato Siddaramaiah. DK Shivakumar ha aggiunto che a causa delle scarse precipitazioni durante la stagione dei monsoni, il Karnataka ha ora a disposizione solo un terzo dell'acqua necessaria, mentre le falde acquifere del Tamil Nadu presentano livelli di risorse idriche più alti. “Il governo non dovrebbe rilasciare l’acqua nel Tamil Nadu. Non c'è acqua da bere, non c'è acqua per Bangaluru, non c'è acqua per i contadini di Mysore, non c'è acqua per i contadini di Mandya e non c'è acqua per i contadini di Chamarajanagar.", ha detto Vatal Nagaraj, un ex parlamentare che ha preso parte alle proteste.
Il Kaveri è di importanza cruciale per gli agricoltori dei due Stati, che lungo il delta del fiume coltivano soprattutto riso (di cui l’India qualche mese fa ha vietato le esportazioni per necessità di fabbisogno interne). Ma mentre in Karnataka i raccolti sono due, il kharif (la semina monsonica) e il rabi (quella invernale), gli agricoltori del Tamil Nadu possono invece fare fino a tre raccolti: kuruvai (giugno-settembre), thaladi (ottobre-dicembre) e samba (agosto-gennaio). Il corso d’acqua, che si estende per 802 chilometri dai Ghati occidentali al Golfo del Bengala, forma un bacino idrico di 44mila km quadrati nel Tamil Nadu e di 32mila km quadrati nel Karnataka, che però trovandosi a monte ha un afflusso d’acqua maggiore. Mentre il Karnataka chiede da tempo una rinegoziazione degli accordi per “un’equa distribuzione delle risorse idriche”, il Tamil Nadu afferma di essere diventato troppo dipendente dal fiume per la propria agricoltura e sostiene che il passaggio a un nuovo modello rischia di mettere a rischio il lavoro di milioni di agricoltori. Il Tamil Nadu ha infatti concentrato la propria economia sulla produzione agricola, aumentando la superficie di terreni coltivati, che quest’anno ha portato a un aumento della produzione cerealicola del 9%. Al momento, la questione resta senza risoluzione.
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