Continuano i disordini in Nepal: sesta vittima fra i manifestanti mentre il popolo soffre la fame
di Prakash Dubey

La polizia ha arrestato 250 professori che manifestavano contro la monarchia. A causa dello sciopero, arrivato oggi al 14mo giorno, sono aumentati i prezzi di beni di prima necessità come alimenti o gas da cucina. I nepalesi, in modo particolare nelle montagne himalayane, soffrono la fame.


Kathmandu (AsiaNews) – Continuano i disordini in Nepal dove oggi è il 14mo giorno di sciopero. Ieri nel corso di una manifestazione svoltasi a Nepalgunj, 500 km ad est della capitale, una donna è stata uccisa da un candelotto di gas lacrimogeno che l'ha colpita in pieno viso. È la sesta vittima civile, la seconda donna. Dei circa 20mila manifestanti, altre 25 persone sono rimaste ferite, due delle quali in modo grave. Inoltre a Pokhara, circa 200 chilometri ad ovest di Katmandu, la polizia ha arrestato 250 professori che violavano il coprifuoco diurno per protestare contro il re Gyanendra.

"Uccisioni ed arresti non sono un buon auspicio per un ritorno alla pace e alla normalità", dichiara ad AsiaNews Yuvaraj Bhattarai, un operatore sociale, che si dice preoccupato per i problemi che manifestazioni e scioperi causano ai nepalesi. "Ero a favore del movimento per la democrazia, ma contesto la decisione dei capi delle opposizioni di continuare lo sciopero ad oltranza. All'inizio lo sciopero era stato programmato per quattro giorni, ed erano sufficienti. Hanno deciso di continuare, ma si dimenticano che così danneggiano i lavoratori giornalieri e li costringono a patire la fame. Questo è irrazionale, perché allontana le masse dal desiderio di democrazia".

Gli scioperi infatti hanno paralizzato i trasporti, in modo particolare nelle montagne himalayane. Di conseguenza i prezzi di articoli come riso, verdura o frutta sono triplicati o quadruplicati. Ma il colpo più grave è la mancanza di cherosene e gas da cucina. Questo significa che molte persone non possono cucinare e quindi soffrono la fame.

 "La situazione è pericolosa" dichiara ad AsiaNews Subhash Kashyap, un insegnante nepalese. "I prezzi del grano sono raddoppiati o triplicati. Il sale è arrivato a 45 rupie al kg quando di solito si paga 15 rupie. Non c'è gas per cuocere il cibo. Se gli scioperi continueranno, le masse dovranno affrontare la fame. Il Paese in apparenza si muove per una svolta democratica, dato che migliaia di persone sfilano contro la monarchia e cantano inni alla democrazia, ma la verità dietro questi slogan è che centinaia di migliaia di poveri salariati comuni cadono nel vortice della fame. Chi scende in piazza non è in grado di capire come un povero lavoratore giornaliero può sopravvivere con l'aumento dei prezzi di cibo e combustibili".

Kashyap aggiunge inoltre che commerciati e uomini d'affari traggono vantaggio da questa situazione. "Lo sanno tutti che queste persone sono gli unici che danno fondi ai partiti politici. Corrompono però anche persone vicine al governo monarchico. Intanto però la gente soffre, chi si prende cura dei poveri?".

La situazione politica sembra bloccata: re Gyanendra non ha intenzione di cedere il potere, nonostante abbia fatto offerte di dialogo ai partiti per tornare ad una democrazia multipartitica attraverso nuove elezioni, anche se non ha specificato quando e come tornare alle urne. Le opposizioni hanno però definito la proposta "ambigua".