Da 74 giorni manifestano contro un gruppo di sinhala giunti da altre zone che si sono impossessati con la forza delle terre. Un pronunciamento del tribunale in loro favore continua a non essere eseguito. "Queste attività sono la nostra vita, gli animali stanno morendo".
Batticaloa (AsiaNews) - I produttori di latte delle aree di Batticaloa, Mailattamadu e Madavani, nella Provincia Orientale dello Sri Lanka, sono in strada da settimane e chiedono giustizia alle autorità a causa degli atti criminali commessi contro di loro e il loro bestiame da un gruppo proveniente da fuori provincia. Stanno tenendo una protesta silenziosa da 74 giorni davanti al centro di raccolta del latte di Sitthandi Junction, a Batticaloa, dopo che un gruppo di agricoltori cingalesi si sono insediati con la forza nella zona di Madawani-Maiylaththamadu, facendo irruzione nei pascoli e distruggendo i capannoni temporanei dei tamil. Il 13 novembre un tribunale ha intimato loro lo sgombero, ma per il momento la situazione non si sblocca nonostante anche un pronunciamento in proposito dello stesso presidente Ranil Wickremasinghe, che nelle scorse settimane è stata in visita nella regione.
“Questi sono i nostri pascoli e i nostri capannoni che sono stati distrutti e dati alle fiamme il 13 ottobre da un gruppo di agricoltori cingalesi. Ora viviamo nella paura", ha dichiarato ad AsiaNews Muththupullai Siyanthar, un allevatore di bestiame che è stato brutalmente attaccato dal gruppo. "Chiediamo al governo e alle autorità di liberare i nostri pascoli. Quelle aree sono la nostra vita. Se i nostri animali non hanno cibo, noi non riceviamo latte. Moriranno”.
P. Kandaiyah Jegadas, segretario del Comitato interreligioso del distretto di Batticaloa, che sta contribuendo alla protesta silenziosa degli allevatori, ha dichiarato ad AsiaNews: “Quando il presidente è venuto in questa provincia il mese scorso, ha chiesto alla polizia e ai tribunali di rimuovere gli allevatori sinhala. Ma ancora nessuno di questi ordini è stato eseguito".
Secondo gli allevatori che protestano, finora sono state distrutte circa 7mila mucche, con gravi conseguenze per le 3mila famiglie di allevatori tamil che dipendono dal bestiame. Ci sono più di 980 aziende agricole nella zona e questa situazione sta avendo gravi ripercussioni.