Definendola una pratica "deplorevole" il pontefice ha chiesto ai diplomatici di tutto il mondo un divieto universale. New Delhi - un tempo capitale mondiale di questo business - ha compiuto negli ultimi anni passi in questa direzione. "Ma anche permetterla solo all'interno dei legami parentali, come accade ora, pone le donne a rischio di gravi situazioni di sfruttamento", ammonisce il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia Accademia per la Vita.
Delhi (AsiaNews) – Le significative parole di papa Francesco che ieri – nel suo discorso al Corpo diplomatico – ha invocato "il divieto universale della maternità surrogata”, definendola una pratica “deplorevole” sono particolarmente significative per il contesto indiano. La maternità surrogata in India, infatti, ha subito una trasformazione significativa con diversi interventi legislativi negli ultimi anni.
Fino alla metà degli anni 2010, l'India era considerata la "capitale mondiale della maternità surrogata". La pratica era legale e non regolamentata, attirando per questo molte coppie dall’estero. Le preoccupazioni per il potenziale sfruttamento delle madri surrogate e le pratiche non etiche hanno, tuttavia, spinto il governo di New Delhi a rivedere la sua posizione in materia. Già nel 2015 - però - è stata emanata una direttiva che proibisce agli aspiranti genitori stranieri di stipulare accordi di maternità surrogata in India. Questo cambiamento è stato codificato in legge nel 2020 con il Surrogacy (Regulation) Act, che ha limitato i servizi di maternità surrogata ai cittadini indiani e ha introdotto regolamenti per proteggere i diritti delle madri surrogate.
Nel 2021, poi, il Surrogacy (Regulation) Act è stato ulteriormente rivisto. Le nuove leggi hanno limitato i servizi di maternità surrogata alle coppie indiane sposate legalmente da almeno cinque anni e in grado di fornire un certificato di infertilità comprovata. Inoltre, la maternità surrogata è stata limitata a un “parente stretto” della coppia, aggiungendo un livello di complessità nella ricerca di una persona adatta.
Gli emendamenti del 2022 e del 2023 hanno ulteriormente inasprito le norme sulla maternità surrogata. Le leggi ora stabiliscono che le madri surrogate devono essere sposate, avere almeno un figlio biologico e un'età compresa tra i 25 e i 35 anni. La maternità surrogata commerciale è stata bandita, consentendo solo la maternità surrogata “altruistica”, e alle madri surrogate è stato permesso di portare avanti una sola gravidanza nel corso della loro vita a scopo di maternità surrogata.
L’accesso alla maternità surrogata oggi in India è dunque legale solo per le coppie sposate da almeno cinque anni e di età compresa tra i 23 e i 50 anni per le donne e tra i 26 e i 55 anni per gli uomini. È ammessa solo per le coppie che non sono in grado di concepire un figlio dopo cinque anni di tentativi o per le quali la gravidanza non è sicura dal punto di vista medico o potrebbe causare condizioni di pericolo di vita o gravi lesioni permanenti. È vietato pagare la madre surrogata al di là delle spese mediche ragionevoli e dell'assicurazione. Sia la coppia intenzionata che la madre surrogata devono ottenere un certificato di idoneità dall'autorità competente.
Nel 2023, a marzo, un ulteriore emendamento del governo ha vietato l'uso di gameti di donatori. Tuttavia, questa modifica è stata messa in discussione in ottobre dall’Alta Corte di Delhi, anche se lo stesso giudice ha osservato che "l'industria della maternità surrogata" non dovrebbe essere incoraggiata in India, dove, se non controllata, potrebbe diventare un business da miliardi di dollari.
Nonostante i limiti posti la questione della maternità surrogata resta un problema dal punto di vista etico. “Qualsiasi sua forma è moralmente inaccettabile - commenta ad AsiaNews il dottor Pascoal Carvalho, membro indiano della Pontificia Accademia per la Vita -. La procedura comporta mezzi e tecniche moralmente illeciti. Le persone sono generalmente inconsapevoli delle implicazioni morali della tecnologia coinvolta".
“Inoltre - continua il dr. Carvalho - le persone in generale pensano che le madri surrogate facciano del bene alle famiglie, ma si sbagliano. Anche limitandola a persone all’interno dei rapporti di parentela e senza motivazioni commerciali, le donne potrebbero essere esposte a gravi pericoli, soprattutto nelle famiglie miste o allargate, come in India, dove genitori, figli e nonni vivono insieme. In questi contesti una donna può subire pressioni per prestarsi alla maternità surrogata a favore di un'altra donna infertile della famiglia”.
“È la dignità delle donne a essere in gioco – conclude il bioetico cattolico indiano - perché la maternità surrogata le considera come ‘merci’ o strumenti per produrre bambini. La maternità surrogata non è mai a favore della vita. È solo un business promosso con strategie di marketing ingannevoli, dove bambino non è visto come un dono, ma come un oggetto da procurare”.