Papa: nel ricordo di Chernobyl, appello per la pace nel rispetto dell'uomo e della natura

Benedetto XVI si è così rivolto ai "responsabili delle sorti dell'umanità". Alle 50mila persone presenti all'udienza generale ha parlato della Tradizione nella Chiesa, che "non è la semplice trasmissione materiale di cose o di parole, di quanto fu donato all'inizio agli Apostoli, ma la presenza efficace del Signore Gesù, crocefisso e risorto, che accompagna e guida nello Spirito la comunità da lui radunata".


Città del Vaticano (AsiaNews) - Porre "ogni energia al servizio della pace, nel rispetto delle esigenze dell'uomo e della natura". E' l'appello che Benedetto XVI ha lanciato nell'anniversario del "tragico incidente" di Chernobyl a "coloro che sono responsabili delle sorti dell'umanità", chiedendo il loro "sforzo corale" per il raggiungimento di tale obiettivo. Il ventesimo anniversario della tragedia dell'impianto nucleare sovietico è stato ricordato dal Papa al termine dell'udienza generale di oggi, con l'appello ai politici del mondo e con "vivo apprezzamento per le famiglie, le associazioni, le amministrazioni civili e le comunità cristiane che, nel corso di questi anni, si sono adoperate per ospitare e curare adulti e specialmente bambini colpiti dalle conseguenze di quel doloroso evento".

Prima dell'appello, continuando in quello che egli stesso ha definito un impegno per "capire il disegno originale della Chiesa" e quindi "la nostra vita nella Chiesa di oggi", ha parlato della Tradizione, come "comunione nel tempo" alle oltre 50mila persone presenti in piazza San Pietro, malgrado la giornata romana nuvolosa ed a tratti piovigginosa. Incontro comunque festoso, con striscioni e bandiere di numerosi Paesi, compresa la Cina, ed una banda in costume tirolese che con una sua esibizione ha fatto sorridere il Papa.

La comunione ecclesiale, nelle parole di Benedetto XVI, "non si estende solo a tutti i credenti di un dato momento storico, per cui siamo uniti con tutti i credenti in tutte le parti del mondo (la comunione sincronica), ma essa abbraccia anche tutti i tempi e tutte le generazioni di credenti del passato ed anche del futuro (la comunione diacronica)". E' così che  "l'esperienza del Risorto, fatta dalla comunità apostolica alle origini della Chiesa, potrà sempre essere vissuta dalle generazioni successive, in quanto trasmessa e attualizzata nella fede, nel culto e nella comunione del Popolo di Dio, pellegrino nel tempo. In questa trasmissione dei beni della salvezza, che fa della comunità cristiana l'attualizzazione permanente, nella forza dello Spirito, della comunione originaria, consiste la Tradizione apostolica della Chiesa. Essa è detta così perché è nata dalla testimonianza degli Apostoli e della comunità dei discepoli al tempo delle origini, è stata consegnata sotto la guida dello Spirito Santo negli scritti del Nuovo Testamento  e nella vita sacramentale, e ad essa la Chiesa continuamente si riferisce come al suo fondamento e alla sua norma attraverso la successione ininterrotta del ministero apostolico". Ed è lo Spirito che "attualizza" la "presenza salvifica del Signore Gesù mediante il ministero degli apostoli - capi dell'Israele escatologico (cfr Mt 19,28) - e attraverso l'intera vita del popolo della nuova alleanza".

"Questa permanente attualizzazione della presenza attiva di Gesù Signore nel suo popolo, operata dallo Spirito Santo ed espressa nella Chiesa attraverso il ministero apostolico e la comunione fraterna, è ciò che in senso teologico s'intende col termine Tradizione: essa non è la semplice trasmissione materiale di cose o di parole, di quanto fu donato all'inizio agli Apostoli, ma la presenza efficace del Signore Gesù, crocefisso e risorto, che accompagna e guida nello Spirito la comunità da lui radunata".