Dimissioni in massa dei medici: scontro con il governo a Seoul
di Alessandra Tamponi

Protestano per l'innalzamento del numero chiuso di studenti ammessi nelle facoltà universitarie, una misura di cui si parlava da tempo in un Paese che ha uno dei più bassi tassi di medici in rapporto agli abitanti. Ma il personale sanitario sostiene che non vengono affrontate altre carenze come il sovraffollamento degli ospedali. Disposta la precettazione mentre la polizia indaga i manifestanti.


Seoul (AsiaNews) -È iniziata lunedì 19 Febbraio l’annunciata presentazione di massa di lettere di dimissioni da parte del personale medico sudcoreano. Il numero esatto resta ancora sconosciuto ma i media locali parlano di oltre 2000 lettere presentate fino ad ora. Le dimissioni in massa - che rischiano di gettare il sistema sanitario nazionale nel caos - sono parte di un’azione collettiva per protestare contro la decisione del governo di alzare la soglia di ammissione per le facoltà mediche di 2000 unità.

La soglia di ammissione per gli studenti di medicina era rimasta ferma dal 2006 a circa 3000 aspiranti dottori e in passato il personale medico era riuscito a resistere ai tentativi da parte del governo di modificarne il numero di accessi; tuttavia, il settore sanitario del Paese si trova in una situazione di grave carenza di personale che colpisce soprattutto le zone rurali e settori sanitari chiave come quello ostetrico e pediatrico. La politica volta ad aumentare i posti disponibili annualmente nelle università, annunciata nel 2020 e con lo scopo di alzare la soglia di ammissione a 4000 unità entro dieci anni, vuole essere la risposta del governo a quello che si presenta come una grave emergenza sociale. La Corea del Sud presenta infatti tra i Paesi più industrializzati uno dei tassi più bassi di personale medico rispetto alla popolazione totale del Paese.

Aumentare la soglia di ammissione non affronterebbe però quelle che il personale medico nazionale considera le vere problematiche del settore. I medici sostengono, infatti, che la misura non affronterà il sovraccarico dei grandi ospedali universitari e la mancanza di incentivi per esercitare la professione nei campi critici.

Il 15 febbraio centinaia di medici hanno manifestato a Seoul e in altre città contro il piano del governo e il giorno successivo erano state depositate oltre 700 lettere di dimissioni da parte di medici e tirocinanti. Per evitare gravi ripercussioni sull’apparato sanitario del Paese il governo - in linea con l’articolo 59 del Medical Service Act - ha ordinato a tutti i medici e tirocinanti di tornare in servizio e continuare a fornire assistenza sanitaria ai pazienti. La polizia ha annunciato che aprirà indagini contro i medici che hanno preso parte alle proteste in quanto colpevoli di aver violato la legge. In Corea del Sud, infatti, i medici non sono considerati lavorati ma specialisti che non hanno il diritto di portare avanti azioni collettive. Tuttavia, ulteriori proteste a livello nazionale sono attese già per la giornata di oggi.

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