Nepal: cessate il fuoco dei maoisti, pace e stabilità sempre più vicine
di Prakash Dubey

In una dichiarazione stampa i ribelli maoisti hanno comunicato un cessate il fuoco di tre mesi, per permettere la formazione dell'Assemblea costituente.


Kathmandu (AsiaNews) – Il futuro politico del Nepal sembra muoversi verso una speranza di pace, stabilità e democrazia. Ieri sera infatti i ribelli maoisti hanno rilasciato una dichiarazione unilaterale di cessate il fuoco, dopo che nei giorni passati avevano contestato l'accordo fra il sovrano e i 7 partiti d'opposizione (Spa). "Questo è senza dubbio il passo più importante verso la pace e la stabilità del paese", sottolinea Norbert Rai, avvocato ed attivista per i diritti umani.

La situazione era cominciata ad evolversi il 24 aprile quando re Gyanendra ha accettato di formare un nuovo parlamento e ha chiesto il nome del nuovo Primo ministro alle opposizioni, che all'unanimità hanno scelto l'ottantenne Girja Prasad Koirala. Il governo che verrà presieduto da Girja Prasad Koirala dovrà gestire l'elezione dell'Assemblea costituente la quale, continua Rai, "scriverà una nuova costituzione che dovrà rimuovere tutte le lacune di quella del 1990: anche se la monarchia continuerà ad esistere non si dovrà ripetere quello che è successo il primo febbraio 2005", quando il re ha assunto i pieni poteri.

Ashok Tharu, un attivista per i diritti delle minoranze, dice ad AsiaNews che "la dichiarazione di ieri sera ha provocato soddisfazione nella popolazione. Ora la priorità è preparare una costituzione che possa garantire la convivenza fra la monarchia, i maoisti ed i partiti politici, ma che possa soprattutto dare lavoro e benessere alla popolazione. In caso contrario il Paese vivrà di nuovo gravi problemi".

Ieri in una dichiarazione stampa il capo dei maoisti aveva dichiarato: "il nostro partito ancora una volta annuncia un cessate il fuoco unilaterale di tre mesi a partire da ora per facilitare la lotta del popolo verso la costituzione di una assemblea e di una repubblica democratica, per portare la battaglia ad una conclusione storica e per incoraggiare il parlamento a costituire una assemblea costituente senza condizionamenti".

Sushil Shashank, un analista politico, dice ad AsiaNews che "la scelta dei maoisti è quasi obbligata. Hanno capito che allo stato attuale la loro caparbietà è come un boomerang. La gente non ha più intenzione di soffrire la miseria nel nome della battaglia per la democrazia. È inoltre probabile che la diplomazia indiana abbia spinto i maoisti al cessate il fuoco, altrimenti non avrebbero più goduto della protezione dell'India, favorevole agli accordi fra re e opposizioni. Senza questo fattore il re non si sarebbe piegato e la democrazia, che sembra vicina, sarebbe rimasto un miraggio".