Tecnici indiani in Afghanistan per 'riavviare' la diga dell'amicizia

Progetto simbolo di cooperazione inaugurato nel 2016 e messo in crisi dall'interruzione delle relazioni dopo la presa del potere dei talebani. Un segnale importante nella ripresa della cooperazione tra Kabul e New Delhi sul fronte dei progetti umanitari


New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima volta da quando l’Afghanistan è caduto nelle mani dei talebani nell’estate 2021, l'India ha inviato dei propri tecnici a effettuare controlli sulla “Diga dell’amicizia” costruita otto anni fa sul fiume Harirud a Salma, in una zona remota dell'Afghanistan nord-occidentale. La notizia - rilanciata dal sito indiano Wire - segna un passo significativo nell’evoluzione dei rapporti tra il governo dei talebani e New Delhi: si tratta infatti della prima visita in Afghanistan di una delegazione ufficiale legata a progetti infrastrutturali di cooperazione.

Il governo talebano aveva chiesto più volte alle autorità indiane l'invio di un team tecnico per risolvere alcuni problemi alla diga di Salma. Finora però l’intervento era stato ritardato dalle difficoltà diplomatiche. Questa è probabilmente la prima visita di una delegazione ufficiale indiana in Afghanistan relativa a progetti infrastrutturali dal 2021. Come il resto della comunità internazionale, l'India non riconosce ufficialmente il governo talebano. Tuttavia, da quando i diplomatici indiani sono tornati a Kabul nel 2022, si è assistito a un graduale aumento dell'impegno nell'assistenza umanitaria. Nel ventennio precedente l’India aveva investito oltre 2 miliardi di dollari nell’aiuto allo sviluppo in Afghanistan e la diga di Salma - ribattezzata diga dell'amicizia India-Afghanistan – è stato un intervento simbolo in questo senso. Inaugurata nel giugno 2016 dal primo ministro indiano Narendra Modi e dall'allora presidente afghano Ashraf Ghani è stato il primo grande progetto di infrastruttura idrica realizzata nell'Afghanistan moderno degli ultimi 50 anni. Il progetto era anche diplomaticamente delicato, in quanto l'Iran si era opposto alla sua costruzione per il timore di una riduzione del flusso d'acqua nel fiume che attraversa il territorio iraniano.

Dopo l’entrata in funzione, la diga era stata affidata a ingegneri e tecnici afghani formati in India. Ma il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza e mancate manutenzioni legate a questioni economiche hanno fatto emergere criticità, a cui si è poi aggiunto il problema dei tecnici fuggiti all'estero nei giorni tumultuosi dell’estate 2021. I Talebani si sono trovati dunque trovati davanti la sfida di reperire manodopera qualificata per gestire un progetto idroelettrico già in crisi. Il software centralizzato per il controllo della diga, non funziona da anni - ha spiegato una fonte a Wire - come il meccanismo automatico di apertura e chiusura delle paratoie per l'irrigazione. Ora - con il livello dell’acqua al minimo per la stagione invernale - i tecnici indiani hanno proveranno a fare il punto sugli interventi necessari per riavviare l’impianto.

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