La Cina condanna i colonialisti occidentali e si prende il petrolio africano

Pechino si presenta come grande amico dell'intera Africa, desideroso di portare sviluppo e pace. In realtà si porta via materie prime e opera con proprie ditte.


Pechino (AsiaNews/Scmp) – La Cina intensifica la sua presenza economica e politica in Africa, proclama di non voler ripetere i "i saccheggi" compiuti dai colonialisti occidentali, ma porta via dall'Africa le materie prime, a cominciare dal petrolio, opera con proprie ditte e non promuove lo sviluppo locale. "Noi – ha detto ieri Qing Gang, portavoce del Ministro degli Esteri al seguito del Presidente Hu Jintao in Africa – non ripeteremo gli errori dei colonialisti occidentali, che hanno saccheggiato [l'Africa] e violato i diritti umani. La Cina è un Paese responsabile".

 "Entro il 2020… il Prodotto interno lordo [della Nigeria] sarà - promette Hu, parlando al Parlamento nigeriano - quattro volte quello del 2.000 e raggiungerà i 4 trilioni di dollari Usa, pari a circa 3 mila dollari pro capite", se lo Stato terrà stretti rapporti con Pechino. La Cina – aggiunge - vuole essere un "alleato strategico" per l'intera Africa, contribuire a migliorare le condizioni di vita, combattere le malattie e aiutare l'Unione africana a porre fine alle numerose guerre nel Continente. "Lo sviluppo della Cina – assicura - non costituisce una minaccia. Al contrario, porterà maggiori opportunità di sviluppo per il mondo".

 "Questo– ha dichiarato il Presidente Olusegun Obasanjo la sera durante il banchetto in onore dell'ospite – è il secolo della Cina per guidare il mondo. E quando guiderà il mondo, noi vogliamo esserle subito dietro".

Hu assicura che la Cina vuole rapporti paritetici e per il reciproco vantaggio, fondati sull'amicizia e il rispetto, per lo sviluppo dei popoli e per la pace mondiale.

Ma gli analisti svidenziano il contrasto tra le affermazioni ed i comportamenti. Anzitutto – dicono – Pechino viene in Paesi più arretrati per portare via le materie prime, specie petrolio e gas ma anche ferro, cobalto, legno e altro. In minima parte aiuta lo sviluppo delle industrie estrattive locali, piuttosto opera tramite proprie ditte statali e porta il greggio nelle raffinerie e nei depositi cinesi.

Le materie acquistate spesso non vengono pagare con denaro ma con la realizzazione di opere, da parte di aziende cinesi. Senza possibilità, quindi, di rivolgersi ad altre ditte. Seppure viene utilizzata mano d'opera locale, i dirigenti vengono anzitutto dalla Cina. Iniziato un simile rapporto, rinunciare al rapporto con Pechino significherebbe lasciare le opere incompiute.

Spesso il corrispettivo del petrolio consiste in finanziamenti concessi da banche cinesi. Pechino dice che non interferisce con la politica interna degli Stati. In realtà, non si preoccupa di come verranno utilizzate le somme pagate per le materie prime, se a vantaggio della popolazione o di una elite.

La Cina dice di voler favorire la pace in Africa. Ma ha venduto armi allo Zimbabwe e ha posto il veto alle sanzioni Onu contro il Sudan (grande fornitore di petrolio) per gli eccidi nel Darfur.

Inoltre il boom economico cinese è avvenuto senza alcun rispetto per l'ambiente e la Cina è uno dei Paesi più inquinati del mondo (il 70% delle acque non sono potabili). Il modello di sfruttamento delle risorse che esporta non appare diverso da quello attuato in patria negli scorsi anni.

Dopo avere sfruttato all'eccesso le proprie risorse, ora Pechino ha più rispetto per il proprio ambiente, ma non per quello di altri Stati. Per esempio, intere foreste in Indonesia, Myanmar, Africa e America Latina vengono abbattute per rifornire l'industria cinese.

Oltre alle materie prime, la Cina cerca nuovi mercati per i propri prodotti. L'Africa è un immenso mercato e i prezzi delle manifatture cinesi sono competitivi, anche perché molte industrie sono statali e possono anche vendere in perdita. In questo modo, tuttavia, esporta nei Paesi africani maggiori beni di quanti ne importa (il petrolio, ricordiamo, è pagato soprattutto in opere e servizi) e crea gravi indebitamenti. Inoltre soffoca sul nascere le industrie locali. Il Marocco, Nazione leader nel settore tessile, ha sofferto per la concorrenza cinese in Europa e ora deve accettare la collaborazione con Pechino per diventare una "porta" sull'Europa. "L'Africa è ricca di risorse – ha detto ieri Hu al Parlamento nigeriano – ed un vasto mercato potenziale". (PB)