Bangkok: la carta della monarchia per sciogliere il Move Forward
di Steve Suwannarat

La Commissione elettorale si è rivolta alla Corte costituzionale per ottenere la liquidazione del partito più votato nelle ultime elezioni. Dietro la richiesta, il presunto attacco alla casa reale dietro l’impegno alla revisione del controverso art. 12 del Codice penale. Il rischio di una fine analoga a quella di un'altra forza politica messa fuori legge nel 2020.


Bangkok (AsiaNews) - La Commissione elettorale nazionale thailandese ha deciso di chiedere alla Corte costituzionale lo scioglimento del partito Move Forward perché rappresenterebbe una minaccia per la monarchia. Una mossa attesa con l’ultima carta possibile per chiudere la partita con un gruppo politico “scomodo” per i poteri tradizionali che, per la prima volta nelle elezioni del 14 maggio 2023, ha vinto con ampio margine le preferenze degli elettori. Un successo vanificato dal voltafaccia del suo principale alleato in campagna elettorale, il Pheu Thai, che ha scelto l’alleanza con il suo avversario storico, il filo-militare Palang Pracharath, mandandolo all’opposizione. 

Al centro della richiesta della Commissione l’impegno del partito ad avviare una revisione della legge (l’articolo 112 del Codice penale) che tutela la dignità della casa reale; una norma che, negli anni, è diventata pretesto per colpire individui e gruppi ostili ai poteri, a partire dalle forze armate, che pretendono di tutelare l’istituzione monarchica mantenendo di fatto il controllo sul Paese.

Una legge che impone fino a 15 anni di carcere per ciascun capo d’imputazione a coloro che manifestano sentimenti anti-monarchici o semplicemente critici verso l’istituzione.

La modifica della legge, oltre che l’avvio di un processo di definizione del ruolo della monarchia, era stato posto tra i punti fondamentali del programma del Move Forward e gli aveva garantito  il 36,23% dei voti, soprattutto dei giovani e della classe media urbana. “Vi è la prova - ha affermato ieri la Commissione elettorale in un comunicato, accennando alla sentenza della Corte costituzionale che a gennaio aveva dichiarato illegittimo il proposito del partito - che il Move Forward stia indebolendo il sistema democratico con il re a capo dello Stato”.

Una sentenza che ne riconoscesse la colpevolezza non soltanto priverebbe la già precaria democrazia thai di un partito che ha saputo recepire le esigenze di sviluppo anche culturale e democratico di molti thailandesi; essa porterebbe anche al bando dalla politica attiva dei suoi leader per dieci anni. Una situazione che ripete in sostanza quella sperimentata dal partito Future Forward, a cui il Move Forward chiaramente si ispira, messo fuorilegge nel 2020 a soli due anni dalla nascita per presunti finanziamenti illeciti.

Dal 2020 sono almeno 260 gli individui finiti a giudizio per questo reato con pene che, in un caso, hanno raggiunto il mezzo secolo di prigionia per avere postato su Facebook testi critici verso i reali. L’intenzione di minare la democrazia thailandese è stato negato dal portavoce di Move Forward, Parit Wacharasindhu, confermando che il partito “proverà la sua innocenza davanti alla corte costituzionale”.

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