Papa: solo il Risorto rimuove i macigni della guerra e dell'ingiustizia

Nel messaggio urbi et orbi di Pasqua Francesco invoca uno scambio totale di prigionieri tra Russia e Ucraina, insieme al cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi a Gaza. "Da quel sepolcro la via della riconciliazione in mezzo all'odio". Un pensiero anche al Myanmar "lacerato da anni di conflitti" e ai bambini non nati a causa dell'aborto. "Il Cristo che ci ha resi liberi ci spinga a liberare le vittima della tratta di persone".


Città del Vaticano (AsiaNews) - Il mondo di oggi - rinchiuso dai massi pesanti delle guerre e delle altre tragedie che soffocano ogni speranza - torni a guardare al Risorto, che li spazza via con la forza del suo perdono. È l’augurio di Pasqua che papa Francesco ha rivolto oggi al mondo nel suo messaggio Urbi et Orbi. Il pontefice lo ha pronunciato come ogni anno a mezzogiorno dalla loggia delle benedizioni della basilica vaticana dopo aver presieduto la Messa solenne sul sagrato, davanti a decine di migliaia di fedeli presenti sulla piazza.

“Anche oggi – spiega - massi pesanti, troppo pesanti chiudono le speranze dell’umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora”. Ma la scoperta del mattino di Pasqua è che quella pietra così grande, è stata già fatta rotolare: la tomba di Gesù è aperta ed è vuota. “Da qui comincia tutto - commenta Francesco -. Attraverso quel sepolcro vuoto passa la via nuova, quella che nessuno di noi ma solo Dio ha potuto aprire: la via della vita in mezzo alla morte, la via della pace in mezzo alla guerra, la via della riconciliazione in mezzo all’odio, la via della fraternità in mezzo all’inimicizia”.

È il Risorto ad aprire “il passaggio umanamente impossibile, perché solo Lui toglie il peccato del mondo”. Perché “senza il perdono dei peccati non si esce dalle chiusure, dai pregiudizi, dai sospetti reciproci, dalle presunzioni che sempre assolvono sé stessi e accusano gli altri. Solo Cristo Risorto, donandoci il perdono dei peccati, apre la via per un mondo rinnovato. Solo lui ci apre le porte della vita, quelle porte che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo”.

Ed è con questi occhi che papa Francesco anche in questa Pasqua ha rivolto il suo sguardo sul mondo, partendo da Gerusalemme - testimone della passione, morte e resurrezione di Gesù - e insieme oggi volto delle vittime dei tanti conflitti che sono in corso nel mondo. “Cristo Risorto apra una via di pace per le martoriate popolazioni di quelle regioni”, invoca papa Francesco. “Nel rispetto dei principi del diritto internazionale, auspico uno scambio generale di tutti i prigionieri tra Russia e Ucraina: tutti per tutti”, aggiunge. Prima di lanciare un nuovo appello affinché “sia garantita la possibilità di accesso agli aiuti umanitari a Gaza”, insieme a “un pronto rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre scorso e a un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia”.

“Non permettiamo – aggiunge - che le ostilità in atto continuino ad avere gravi ripercussioni sulla popolazione civile, ormai stremata, e soprattutto sui bambini. Quanta sofferenza vediamo nei loro occhi. Con il loro sguardo ci chiedono: perché? Perché tanta morte? Perché tanta distruzione? La guerra è sempre un’assurdità e una sconfitta”. Ma in questa stessa logica chiede di non rassegnarsi nemmeno ai venti di guerra sempre più forti che spirano sull’Europa e sul Mediterraneo. “Non si ceda alla logica delle armi e del riarmo - ammonisce -. La pace non si costruisce mai con le armi, ma tendendo le mani e aprendo i cuori”.

Ma il corpo glorioso del Risorto porta impresse anche tante altre ferite. Francesco ricorda la Siria, ormai dimenticata dopo 13 anni di guerra. “Tantissimi morti, persone scomparse, tanta povertà e distruzione aspettano risposte da parte di tutti, anche dalla comunità internazionale”. E poi il Libano, con la sua crisi istituzionale che è anche economica e sociale “aggravata ora dalle ostilità alla frontiera con Israele”. Incoraggia i colloqui tra l’Armenia e l’Azerbaigian “perché, con il sostegno della comunità internazionale, possano proseguire il dialogo, soccorrere gli sfollati, rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose e arrivare al più presto ad un accordo di pace definitivo”. E poi le persone che in ogni parte del mondo “patiscono violenze, conflitti, insicurezza alimentare, come pure gli effetti dei cambiamenti climatici”. Nell’invocare che il Risorto “doni conforto alle vittime di ogni forma di terrorismo il papa chiede a tutti di pregare implorando “il pentimento e la conversione degli autori di tali crimini”.

Sull'Asia - in particolare - cita le ferite del Myanmar: al Vincitore della morte chiede di dare “conforto ai Rohingya, afflitti da una grave crisi umanitaria”, ma anche di “aprire la strada della riconciliaizone” in questo Paese “lacerato da anni di conflitti interni: si abbandoni definitivamente ogni logica di violenza”. Incoraggia il dialogo in corso nei Balcani Occidentali, ma allo stesso tempo non dimentica Haiti di nuovo in ginocchio per le violenze e le tante ferite del continente africano, dal Sudan fino a Capo Delgado in Mozambico e alle popolazioni che soffrono a causa della siccità.

Al Risorto il papa affida i migranti e quanti stanno attraversando un periodo di difficoltà economica: “Cristo guidi tutte le persone di buona volontà ad unirsi nella solidarietà”. Ma nel giorno che celebra la vita il pensiero va anche a tutte quelle situazioni in cui questo dono prezioso è disprezzato: “Quanti bambini – ricorda - non possono nemmeno vedere la luce? Quanti muoiono di fame o sono privi di cure essenziali o sono vittime di abusi e violenze? Quante vite sono fatte oggetto di mercimonio per il crescente commercio di essere umani? Nel giorno in cui Cristo ci ha resi liberi dalla schiavitù della morte – aggiunge - esorto quanti hanno responsabilità politiche perché non risparmiano sforzi nel combattere il flagello della tratta di esseri umani, lavorando instancabilmente per smantellarne le reti di sfruttamento e portare libertà a coloro che ne sono vittime”.

“Possa la luce della risurrezione illuminare le nostre menti e convertire i nostri cuori - conclude - rendendoci consapevoli del valore di ogni vita umana, che deve essere accolta, protetta e amata”.

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