L’influente politico che è stato anche leader dell’opposizione vuole cacciare oltre 60 famiglie pur avendo percepito regolare compenso. Manovrando in tribunale è riuscito a ottenere dai giudici della Corte suprema una sentenza di sfratto e non intende restituire il denaro percepito sinora. L’appello al chief minister del Punjab e al primo ministro pakistano.
Faisalabad (AsiaNews) - Decine di famiglie cristiane di Akbarabad, nel distretto di Faisalabad (Punjab) hanno promosso una protesta (nella foto) contro l’influente politico ed ex leader dell’opposizione Raja Riaz, che grazie a una sentenza della Corte suprema vuole cacciarli dalle loro case. La controversia riguarda oltre 60 nuclei che abitano nell’insediamento sin dal 1960, sorto su terreni che si pensava essere di proprietà governativa; tuttavia, nel tempo l’influente politico è riuscito a dimostrare che l’area apparteneva ai propri antenati. E tramite una vertenza legale è riuscito a ottenerne la proprietà.
Pur di non perdere le proprie case, in passato le famiglie cristiane hanno raggiunto un accordo con lo stesso Raja Riaz, ottenendo di poter restare nella zona dietro pagamento - una sorta di affitto - di una somma di denaro. Il contratto, con regolari ricevute relative ai compensi che gli abitanti hanno mostrato a più riprese, prevede lo stanziamento di una somma pari a 750mila rupie (2700 dollari Usa) per marla (circa 25 metri quadri). Finora alcune famiglie hanno versato fino a 57.6450 dollari per non venire sfrattate e avrebbero già assicurato il versamento della quota prevista dal contratto.
Tuttavia, da qualche tempo il politico sembra aver cambiato i piani giudicando nullo il patto stipulato - ma tenendosi il denaro sinora percepito - e vuole ottenere lo sgombero dell’intera proprietà. A spiegare ad AsiaNews gli ultimi sviluppi è Shahzad Joseph, uno degli abitanti di Akbarabad: “Avevamo un accordo con Raja Riaz, sottoscritto nell’autosalone di sua proprietà. E abbiamo già versato una cospicua somma di denaro, che è dimostrabile dalle ricevute di pagamento”. Ciononostante, egli ha cercato in segreto di ottenere un mandato dal tribunale per lo sgombero e “ora la Corte suprema ha sancito che questa terra gli appartiene e che può far liberare l’insediamento dai cristiani”.
Sono almeno 25 le famiglie due volte vittime, perché potrebbero essere cacciate a breve dalle loro case pur avendo pagato l’affitto pattuito e la stessa polizia ha già minacciato di intervenire. “Siamo tutti operai e lavoriamo con salari giornalieri, riusciamo a malapena - prosegue Shahzad Joseph - a far quadrare i conti e facciamo del nostro meglio per pagare le rate in tempo. Ma siamo ancora oggetto di queste minacce”. Dopo aver trascorso una Pasqua di dolore e di tensione, ora le famiglie si appellano al chief minister del Punjab e al primo ministro pakistano per ottenere giustizia.
Shahid Anwar, avvocato e coordinatore della Commissione di Giustizia e pace della Chiesa cattolica, ha dichiarato ad AsiaNews definisce “molto triste” il fatto che i cristiani di Akbarabad “vengano maltrattati dopo il compromesso tra le due parti”. Non vi è dubbio, prosegue, che “questa terra appartenga a Raja Riaz, ma se sta prendendo soldi da loro, dovrebbe garantire loro il diritto di utilizzo. Invito il governo di indagare in modo equo sulla questione, perché i cristiani hanno le ricevute del pagamento delle rate. Chiedo a Khalil Tahir Sandhu, senatore e ministro dei Diritti umani, di considerare il caso - conclude il leader cattolico - e di aiutare la comunità cristiana che in questi giorni è molto preoccupata”. “Siamo molto poveri, non possiamo costruire una nuova casa, abbiamo genitori e figli anziani, non possiamo andare da nessuna parte e ricominciare la nostra vita. A malapena - è il grido disperato di un cristiano della zona - diamo da mangiare alle nostre famiglie, come possiamo dare un tetto ai nostri figli con un reddito molto basso. Per favore, aiutateci”.