L’attenzione turca al Caucaso meridionale ha dimostrato quanto sia vantaggiosa l’alleanza con Ankara, in grado di sostituire quella con i russi impegnati in Ucraina. Sullo sfondo il grande progetto di un "Corridoio di mezzo", che unisca l’Asia all’Europa aggirando Mosca.
Mosca (AsiaNews) - Diversi commentatori sui media occidentali e centrasiatici stanno cercando di capire fino a che punto si stia rafforzando l’influenza della Turchia sull’Asia centrale, approfittando dell’indebolimento del ruolo nella Russia a livello regionale per rilanciare i propri progetti “neo-ottomani” di un grande mondo turanico. In questo contesto di transizioni geopolitiche, anche l’Occidente cerca di inserirsi per creare legami che diano maggiore accesso alle tante risorse naturali dell’Asia centrale, sottraendole principalmente alle mire del Cremlino.
L’esperto dell’Istituto svedese per le relazioni internazionali Joan Engvall ha pubblicato in proposito un articolo sulla rivista americana National Interest, ricordando come proprio la Russia, in seguito all’isolamento dovuto regime delle sanzioni per l’invasione dell’Ucraina, abbia intrapreso un avvicinamento molto “opportunistico” nelle relazioni economiche con la Turchia. Le esportazioni turche in Russia sono molto aumentate, ma secondo Engvall non tutto funziona in modo ideale, proprio per la concorrenza dei Paesi del Caucaso e dell’Asia centrale, che Mosca fa sempre più fatica a controllare.
La Turchia ha rafforzato la sua presenza nella zona del Caspio già dal 2020, sullo sfondo della guerra nel Nagorno Karabakh tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Con il sostegno militare a Baku si è attribuita parte del merito del recupero di parti del territorio azero, come simbolo dell’allargamento delle regioni turcofone. E a settembre del 2023, “sotto gli occhi delle forze di pace russe”, come sottolinea Engvall, tutto il Karabakh è tornato nelle mani dell’Azerbaigian, finché ad aprile di quest’anno i russi hanno ritirato del tutto le proprie truppe. L’attenzione turca al Caucaso meridionale ha dimostrato quanto sia vantaggiosa l’alleanza con Ankara per tutti i Paesi turanici, in grado di sostituire quella con i russi impegnati in Ucraina, come garanzia della sicurezza fino all’Asia centrale.
Un altro grande progetto unisce questi Stati alla Turchia, quella del corridoio di trasporti Transcaspico, in aggiramento alle rotte che coinvolgono la Russia, noto anche come il Corridoio di Mezzo, che unisce tratte automobilistiche, ferrovie e sbocchi acquatici per unire l’Asia all’Europa. Ad esso partecipano molto attivamente il Kazakistan, l’Azerbaigian, la Georgia e appunto la Turchia, con l’obiettivo di creare un itinerario comune di sviluppo entro il 2027, che permetta l’aumento dei trasporti da 2 a 10 milioni di tonnellate di merci. I Paesi coinvolti si impegnano a eliminare le barriere doganali e commerciali, allargando gli spazi più ristretti nei porti marittimi e nei valli montani, e la Ue ha deciso di partecipare al progetto con un finanziamento di 10 miliardi di dollari.
Tutto questo rientra nel disegno della Organizzazione dei Paesi Turanici, a cui per ora partecipano Turchia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, che hanno approvato il programma “Futuro del mondo turanico-2040” per sostenere lo sviluppo comune nell’istruzione, nella mobilità commerciale e dei capitali, nei servizi e nelle tecnologie fino alle relazioni umane, culturali e religiose, cercando di imitare in molti campi il modello della stessa Unione europea. Anche nelle relazioni diplomatiche sono in atto molte trasformazioni dei Paesi del Caucaso meridionale e dell’Asia centrale, cercando di diversificarsi e rendersi più indipendenti a livello internazionale, sempre con l’appoggio della Turchia e in alternativa alla Russia.
Anche l’agenzia australiana Conversation analizza la maggiore indipendenza nella linea politica dei Paesi centrasiatici. Come scrive Anastasia Mahone, docente all’università britannica Aberystwyth, “una rottura totale delle relazioni con la Russia è improbabile, per la vicinanza geografica e la dipendenza economica, ma ci sono segnali che i Paesi dell’Asia centrale intendano assumere posizioni sempre più autonome, senza guardare sempre a Mosca”. Ricorda le dichiarazioni contrarie alle annessioni russe in Ucraina da parte del presidente del Kazakistan, Kasym-Žomart Tokaev, e altre prese di distanza assunte in questi anni dai vari leader della regione. A suo parere, “l’Asia centrale cammina in equilibrio su una corda molto sottile, tra passato e futuro e tra Oriente, Occidente, Settentrione e Meridione”.