A Macao la riflessione dei cattolici cinesi sull'eredità del Concilio di Shanghai

Un centinaio di partecipanti provenienti da tutta la "Grande Cina" riuniti all'Università di San Giuseppe per una riflessione dal profilo fortemente ecclesiale. Da mons. Savio Hon l'elogio dell'incontro con la cultura locale per cui già un secolo fa si spese Celso Costantini. Le preoccupazioni della prof.ssa Wang Meixiu sulle restrizioni di oggi all'accesso di bambini e minori nei luoghi di culto: "I cattolici oggi in Cina stanno diminuendo?". 


Macao (AsiaNews) - Si è aperto questa mattina a Macao il simposio internazionale sulla storia e il significato del Concilio di Shanghai del 1924, uno tra gli appuntamenti più significativi nelle celebrazioni in occasione del centenario di questo evento così importante per la storia della Chiesa in Cina. Dopo i convegni tenuti nelle scorse settimane a Roma e Milano, questa volta si tratta infatti di un evento che si tiene in un ateneo cattolico cinese - l’Università di San Giuseppe - e in un luogo come Macao, che per secoli è stato un centro cruciale per il movimento missionario.

Ai lavori - che proseguiranno fino a sabato 29 giugno - partecipano quasi 100 persone, in gran parte studiosi cinesi, quasi tutti cattolici, che vengono dalla "Grande Cina", cioè dalla Repubblica popolare, ma anche da Taiwan e da Hong Kong oltre che da Macao stessa. I non cinesi presenti sono in gran parte missionari-studiosi di lungo corso, che hanno dedicato alla Cina la loro vita. Sono presenti, inoltre, i due diplomatici della Santa Sede di stanza a Hong Kong. Questo simposio di Macao ha un’impostazione fortemente accademica, con relazioni articolate che si soffermano su aspetti specifici della storia del Concilio di Shanghai e sul cammino negli anni successivi per la Chiesa in Cina. Il suo profilo è essenzialmente ecclesiale e missionario.

Ad aprire i lavori stamattina sono stati due video-messaggi inviati dal card. Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione, e dal card. John Tong, vescovo emerito di Hong Kong, che sono stati accompagnati dal saluto ai presenti del vescovo di Macao, mons. Stephen Lee Bun Sang. È toccato poi a mons. Savio Hon Tai Fai - nunzio apostolico a Malta originario di Hong Kong e già segretario della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli - parlare dell’esempio offerto alla Chiesa in Cina dall’allora delegato apostolico mons. Celso Costantini (1876-1958) su come “imparare ad ascoltare la cultura locale”. Riprendendo alcune frasi delle sue memorie - a partire dal motto “che la Cina sia per i cinesi e i cinesi per Cristo” - mons. Hon ha ripercorso le intuizioni profetiche del diplomatico vaticano, a partire dalla sua volontà di sanare le ferite. Ha ricordato come già nel 1923 esortasse a non chiedere più indennizzi attraverso le potenze coloniali per il sangue dei missionari uccisi da milizie e banditi. “Di fronte alle minacce di attacco - ha spiegato mons. Hon - le missioni non avevano bisogno del protettorato, ma della prudenza, della fiducia in Dio e persino della disponibilità ad affrontare l'eventuale morte dei pastori per le pecore”.

Ha ricordato, inoltre, come la priorità da lui impressa al Concilio cinese “fosse il duplice scopo di ogni missione: diffondere il Vangelo e stabilire la Chiesa amministrata dal clero locale”, preferendo “il metodo della semina a quello del trapianto di alberi dall'Europa”. Con l’invito ai missionari stranieri a “imparare seriamente e apprezzare la lingua e la cultura locali”, a promuovere il clero autoctono nella formazione, nell'ufficio e nella dignità, aprendosi all'architettura cinese, alla musica locale, alle arti, agli stessi abiti cinesi per il clero.

Tra gli altri interventi della prima giornata anche quello del direttore editoriale di AsiaNews, p. Gianni Criveller, missionario del Pime, che ha accostato la figura di mons. Costantini a quella del beato Paolo Manna e alle sue coraggiose “Osservazioni sul metodo moderno dell’evangelizzazione” che scrisse nel 1929 proprio avendo ben presente il contesto cinese. Segno di come anche in epoca coloniale nel mondo missionario vi fossero voci che avevano ben compreso che "il Vangelo è sinonimo di libertà". Al Simposio p. Criveller ha inoltre rilanciato la domanda sulla possibilità di un secondo Concilio cinese oggi. “Ce ne sarebbe un grande bisogno - ha spiegato - perché ci sono sfide urgenti che richiedono l'azione del popolo di Dio. Una questione, per esempio, potrebbe riguardare l'interculturalità: c'è poca fusione creativa tra le culture cinesi di oggi, le manifestazioni della fede e la liturgia. C'è bisogno di riflessioni teologiche e pastorali che portino a facilitare i fedeli nell'esprimere la loro fede in un modo congeniale alla loro vita quotidiana”.

Sull’oggi della Chiesa cattolica in Cina alcune preoccupazioni significative sono state espresse nel pomeriggio anche dalla prof.ssa Wang Meixiu, docente emerito dell’Istituto delle religioni mondiali dell’Accademia delle Scienze sociali di Pechino. “Negli ultimi anni, a causa di una serie di regolamenti e leggi, i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 18 anni non possono partecipare alla catechesi - ha ricordato - né entrare nei luoghi di culto. E il numero di persone che possono entrare nelle chiese si è ridotto rispetto a prima”.

Questa restrizione tocca in maniera particolare la vita della Chiesa cattolica. “In passato - ha continuato la prof.ssa Wang - i bambini potevano essere visti facilmente nelle immagini di vari siti web gestiti dalla Chiesa. Ora si vedono solo adulti. Ricordo che negli anni '80 e '90 del secolo scorso alcuni usavano il termine ‘febbre cristiana’ per descrivere il fenomeno dell'aumento del numero dei cristiani, e c'era chi diceva addirittura che la crescita del numero di persone in quel periodo tendeva a essere esagerata. Negli ultimi anni, a causa della mancanza di statistiche, del calo del numero di anziani credenti dovuto all'impatto dell'epidemia, e del continuo calo del numero di nuovi nati, le opportunità per i bambini e i giovani di ricevere la fede sono molto diminuite. È corretto pensare che il numero di cattolici stia diminuendo? Negli ultimi anni - ha concluso - nel campo dell'economia continentale sono stati spesso inventati nuovi termini, come ridurre lo sviluppo, ridurre le scorte e così via. Saranno utilizzati termini simili anche per descrivere l’andamento del numero dei cattolici in Cina?”.

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