Istanbul: fermato un miliziano ceceno dell'Isis legato dell’attacco a Santa Maria

Viskhan Soltamatov avrebbe ideato l’assalto alla chiesa dei francescani e rifornito le armi ai membri del gruppo. L’arresto è avvenuto durante una operazione congiunta nel fine settimana. Nel processo fino a 42 persone alla sbarra, di queste almeno 31 sono già sottoposti a custodia cautelare. Cristiani turchi la minoranza più perseguitata nel Paese. 


Istanbul (AsiaNews) - Le forze di sicurezza turche hanno arrestato un miliziano dello Stato islamico, sospettato di aver pianificato e orchestrato l’attacco alla chiesa cattolica di Santa Maria nel distretto di Sarıyer a Istanbul il 28 gennaio scorso, durante il quale è morto un fedele. Lo riferiscono fonti dell’Intelligence di Ankara, dopo aver portato a compimento il fermo: dalle prime ricostruzioni egli si chiama Viskhan Soltamatov (nella foto) e avrebbe ideato l’assalto, studiandone le fasi operative e rifornendo le armi utilizzate dai membri del gruppo legato all’ Isil-K, di base nella provincia di Khorasan (Iskp) e attivo anche in Afghanistan.

A rimanere ucciso nei raid era stato un uomo di nome Tuncer Cihan, che partecipava alla celebrazione mattutina dell’eucaristia nel luogo di culto guidato dai frati francescani. Interpellato da AsiaNews all’indomani dell’attentato il vicario apostolico di Istanbul, mons. Massimiliano Palinuro, aveva parlato di “islamofobia e guerra a Gaza” alla base dell’assalto, la cui radice religiosa e confessionale “sembra essere chiara. Un atto di terrorismo legato al fondamentalismo islamico”.

Il sospetto - di origine cecena - è stato arrestato il 14 settembre scorso, durante una operazione congiunta delle forze della sicurezza e dell’intelligence a Istanbul. Nel primo interrogatorio avrebbe fornito indicazioni sulle modalità di reclutamento, finanziamento e le attività legate alla logistica del gruppo. Nel corso dell’indagine, la National Intelligence Organization (Mit) avrebbe inoltre identificato gli aggressori collegati ai miliziani di Isil-k, individuato le presunte basi usate dal gruppo e il comandante locale a Istanbul. Ad aprile, la Turchia aveva fermato 48 persone considerate collegate a vario titolo all’assalto alla chiesa.

Nel frattempo, gli inquirenti hanno completato l’indagine e hanno già trasferito i fascicoli dell’inchiesta agli uffici preposti della procura a Istanbul. Ora sta ai giudici istruire un processo che dovrebbe vedere alla sbarra fino a 42 sospetti, almeno 31 dei quali già sottoposti a regime di custodia cautelare. Le persone fermate, fra le quali vi sono anche il cittadino tagiko Amirjon Kholiqov e il cittadino russo David Tanduev, rischiano condanne da sette anni e sei mesi fino a 349 anni e sei mesi complessivamente. 

L’attentato alla chiesa di Santa Maria, nel quale è morto un fedele di 52 anni, è solo uno dei molti episodi di violenza e intolleranza degli ultimi anni, confermati anche da studi recenti secondo cui i cristiani sono il gruppo minoritario più perseguitato del Paese. Uno degli ultimi rapporti, diffuso a metà luglio, è quello degli esperti di Freedom of Belief Initiative, che riporta decine di eventi violenti legati a “crimini di odio” che hanno preso di mira diversi gruppi religiosi, ma con una incidenza maggiore fra cristiani ed ebrei.

Funda Tekin, responsabile dello studio, sottolinea che i crimini di odio e confessionale contro individui, comunità o istituzioni basate sul credo o l’ateismo rimangono ancora oggi un “problema significativo” per la tutela e il rispetto dei diritti umani in Turchia. Da questi episodi a sfondo criminale emerge il messaggio secondo cui vittime e gruppi a essi associati non godono di pari diritti rispetto al resto della popolazione, ponendo un ostacolo sostanziale alla pace sociale.

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