È il bilancio di un fine settimana di violenze; secondo osservatori di pace ormai è in atto una guerra "a bassa intensità".
Colombo (AsiaNews/Agenzie) Sono almeno 19 le vittime delle violenze che nel fine settimana hanno colpito lo Sri Lanka, dove si ritiene ormai in atto una guerra "a bassa intensità". Fonti ufficiali hanno comunicato che i ribelli delle Tigri tamil hanno promesso una "guerra" pur di mantenere le loro forze in mare; dopo una violenta battaglia navale lo scorso 11 maggio, gli osservatori di pace nel Paese avevano definito le operazioni in mare dei ribelli una "grossa violazione" del cessate-il-fuoco del 2002.
Ufficiali dell'esercito hanno reso noto che 13 delle vittime, tutte civili, sono morte per colpi d'arma da fuoco in incidenti differenti a Kayts, nel nord. A Trincomalee, nord-est, i morti sono stati due; come pure a Atchchuvely nella penisola settentrionale di Jaffna. Secondo i militari anche un soldato è stato ucciso durante un attacco delle Tigri a un convoglio, cui l'esercito ha risposto uccidendo uno degli aggressori.
Le autorità stanno indagando se gli omicidi siano legati all'escalation di violenze che nelle ultime settimane ha sconvolto il nord-est del Paese, di cui le Tigri rivendicano l'autonomia.
Gli osservatori di pace nordeuropei ritengono che tra Colombo e i ribelli sia ripresa una guerra "a bassa intensità". I separatisti negano ogni responsabilità degli ultimi attacchi ai militari, ma sono in pochi a crederlo; da parte sua il governo sostiene di limitarsi semplicemente a rappresaglie tattiche e di rispettare i termini del cessate-il-fuoco siglato nel 2002.
Secondo fonti diplomatiche, la difficoltà di stabilire un compromesso tra le parti ha portato allo stallo del processo di pace. Al momento le Tigri hanno abbandonato "a tempo indeterminato" i colloqui di pace con il governo. Lo Sri Lanka, con più di 200 morti solo in quest'ultimo mese, sembra ormai sull'orlo di una nuova guerra civile.