Continuano in Asia le proteste di cristiani e musulmani contro il "Codice da Vinci"

A Seoul, Delhi e Mosca si alzano critiche e proteste contro la proiezione della pellicola, che "cerca di cucire addosso al Salvatore i peccati degli uomini" e "insulta Cristo, profeta dell'Islam".


Roma (AsiaNews) – Non accennano a diminuire le proteste del mondo cristiano e musulmano di tutta l'Asia contro la proiezione de "Il Codice da Vinci", il film tratto dall'omonimo libro che "cerca di giustificare i peccati odierni cucendoli addosso a Cristo stesso".

A Seoul, il Consiglio cristiano di Corea ha annunciato nuove proteste contro "il libro ed il film da cui è tratto, che avanzano ipotesi che infamano la santità di Gesù Cristo ed offendono la sensibilità religiosa dei cristiani" nonostante la Corte distrettuale abbia rigettato ieri, 16 maggio, la loro richiesta di bandire dalle sale cinematografiche della capitale la pellicola.

"Anche se il film non specifica che si tratta di un'opera di fantasia – si legge nella sentenza che rigetta la richiesta – non vi è alcun attacco alla libertà religiosa dei singoli. Il pubblico non può pensare che le tesi siano basate su realtà storica, perché sia la pellicola che il libro sono chiaramente finzioni".

Si sono allineate alla protesta anche le diocesi cattoliche del Paese, che stanno tenendo corsi su "come affrontare le menzogne travestite da realtà che sono contenute nella pellicola"

Più agguerrita la protesta dei musulmani indiani: il 15 maggio scorso la Jamiyat-ul-Ulema, influente organizzazione di rappresentanti islamici, ha promesso che aiuterà i gruppi cristiani del Paese a "fare tutto il possibile per fermare il Codice" se le autorità non dovessero vietare la proiezione del controverso film.

"Il sacro Corano – ha detto Maluana Mansoor Ali Khan, il segretario generale dell'organizzazione - riconosce Gesù come un profeta. Quello che si dice nel libro è un insulto sia ai cristiani che ai musulmani". "In India – ha aggiunto - i musulmani aiuteranno i loro fratelli cristiani nelle proteste per difendere il credo religioso che ci accomuna". Nel Paese, diversi gruppi cattolici hanno minacciato di andare nelle strade per manifestare e anche di chiudere le sale dei cinema che dovessero proiettarlo.

Getta invece acqua sul fuoco il Patriarcato ortodosso di Mosca. "Tutte le proteste contro il film – scrive in una nota ufficiale l'arciprete Vsevolod Chaplin, vice presidente del dipartimento Relazioni esterne del Patriarcato - non fanno altro che aumentare i futuri incassi dei produttori cinematografici. Tuttavia, è un'idea vecchia quella di voler giustificare i peccati del mondo odierno cucendoli addosso a Gesù".

"In una parola sola – scrive ancora, riferendosi alla tesi, contenuta nel libro, di un rapporto di tipo sentimentale fra Cristo e la Maddalena – si cerca di dire che se 'Lui' ha fatto questo, possiamo farlo anche noi". "Il Codice – conclude – sarà presto dimenticato. Chi cerca veramente Cristo, sa che lo potrà trovare tramite il Vangelo e la preghiera".