Fino a 10 anni di carcere a chi provò a far votare liberamente Hong Kong

L'Alta Corte della città ha condannato 45 attivisti  per aver organizzato elezioni primarie all'interno dell'opposizione nel 2020. Tra loro anche nomi noti come il giurista Benny Tai e il leader del movimento degli ombrelli Joshua Wong. Molti si sono dichiarati colpevoli per ottenere uno sconto di pena, ma nessuno è stato condannato a meno di 4 anni. In aula ad ascoltare il verdetto anche il card. Zen. E domani riprende il processo a Jimmy Lai.


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - La legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino alla città di Hong Kong ha condannato al carcere 45 esponenti pro-democrazia, colpevoli di aver organizzato le primarie per scegliere i candidati dell’opposizione. Tra di loro ci sono l’ex professore di diritto, Benny Tai, a cui è stata inflitta la pena più grave, di 10 anni, per “cospirazione a fini di sovversione”, e Joshua Wong, studente e attivista diventato famoso anche all’estero per il "movimento degli ombrelli", condannato a quattro anni e otto mesi di carcere. 

L’Alta Corte di Hong Kong ha emesso il verdetto questa mattina, chiudendo dopo 1.400 giorni un caso iniziato il 6 gennaio 2021 con il rastrellamento di decine di attivisti. Coloro che facevano parte del gruppo “Hong Kong 47” erano stati formalmente incriminati il 28 febbraio 2021: da allora la maggior parte di loro è stata detenuta in custodia cautelare. 

A Benny Tai era inizialmente stata inflitta una pena di 15 anni, ridotta poi a 10 anni dopo che i tre giudici - scelti appositamente dal governo locale filocinese per giudicare i casi relativi alla legge sulla sicurezza nazionale - hanno riconosciuto la sua ammissione di colpevolezza. “L’unica attenuante nel caso di Tai è stata la sua dichiarazione di colpevolezza anticipata”, che corrisponde alla “consueta riduzione di un terzo” della pena, si legge nella sentenza. 

A maggio, in un verdetto separato grazie al quale due attivisti del gruppo dei 47 erano stati prosciolti, i giudici dell’Alta Corte avevano scritto che Tai aveva come obiettivo di “minare, distruggere o rovesciare il sistema politico esistente e la struttura di Hong Kong stabilita dalla legge fondamentale e dalla politica di un Paese, due sistemi”, facendo precipitare la città in una “crisi costituzionale”.

In realtà il movimento pro-democrazia nel luglio 2020 aveva tentato di individuare candidati che potessero rappresentare l’opposizione alle elezioni per il Consiglio legislativo (il Parlamento locale), per sconfiggere le forze pro-Pechino. Le elezioni - che avrebbero dovuto tenersi a settembre 2020 - furono poi rimandate, con la giustificazione della pandemia, alla fine del 2021. A quel punto i principali attivisti e legislatori erano stati confinati in carcere o costretti all’esilio e nessun candidato democratico poté presentarsi alle elezioni, nonostante le primarie si fossero svolte in maniera pacifica con la partecipazione di 600mila persone.

Diversi altri esponenti del movimento si sono dichiarati colpevoli per ottenere uno sconto di pena: l’ex consigliere distrettuale Andrew Chiu è stato condannato a 7 anni, una pena ridotta della metà rispetto a quanto previsto inizialmente per aver collaborato con l’accusa, insieme a Au Nok-hin, Ben Chung e Mike Lam. All’attivista Owen Chow è stata invece inflitta una pena di sette anni e nove mesi da scontare separatamente a una condanna di cinque anni per sommosse. La corte di Hong Kong ha stabilito che Chow ha svolto il ruolo di iniziatore, lanciando una petizione online per raccogliere i nomi di possibili candidati, ritenuti “radicali” da Pechino. Un fatto che per il tribunale ha costituito un’aggravante.

L’ex giornalista di Stand News, Gwyneth Ho, che non ha presentato istanze di attenuazione, è stata condannata a sette anni di carcere. Leung Kwok-hung, attivista ed ex membro dell'Assemblea legislativa - già incriminato con 24 precedenti accuse, la maggior parte delle quali riguardanti assemblee non autorizzate - è stato condannato a sei anni e nove mesi di carcere. Nessuno ha ricevuto una pena detentiva inferiore ai quattro anni. Joshua Wong, a cui non sono state riconosciute ulteriori riduzioni di pena perché non ritenuto dai giudici una persona “di buona moralità”, ha urlato “Amo Hong Kong” prima di lasciare il banco degli imputati. Decine di persone hanno assistito all'udienza, tra cui il cardinale Joseph Zen. Una donna che fuori dal tribunale teneva un cartello con la scritta "Le persone giuste vivono, i cattivi devono morire", è stata fatta salire su un furgone della polizia.

Secondo l’Hong Kong Democracy Council, un’organizzazione con sede a Washington, negli Stati Uniti, la sentenza rappresenta “un attacco all'essenza di Hong Kong, che anela alla libertà, alla democrazia e al diritto di espressione politica”. “Si tratta di una dimostrazione ostile di decisa repressione contro i cittadini di Hong Kong che osano alzarsi in piedi e parlare per i loro diritti”, ha aggiunto la direttrice Anna Kwok, sottolineando che altri 1.900 prigionieri politici restano in carcere a Hong Kong, “non più sufficientemente autonoma”.

Pechino ha difeso le decisioni del tribunale locale, affermando che le condanne servono come monito per coloro che tentano di minare la sicurezza nazionale della Cina. “Nessuno può impegnarsi in attività illegali in nome della democrazia e tentare di sfuggire alla giustizia”, ​​ha affermato questa mattina in una dichiarazione il ministero degli esteri cinese, esprimendo inoltre contrarietà al fatto che i Paesi occidentali “screditino e indeboliscano lo stato di diritto a Hong Kong”.

Accanto a quello giunto a sentenza oggi, vi sono almeno altri due grandi processi simbolo in corso a Hong Kong ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale: quello a Jimmy Lai, il fondatore del quotidiano pro-democrazia “Apple Daily”, dovrebbe riprendere domani con un'udeinza nella quale dovrebbe iniziare la testimonianza in aula dell'imputato. Questo processo è iniziato a dicembre 2023, quando aveva già trascorso oltre 1.000 giorni in carcere: la sua testimonianza e il suo controinterrogatorio richiederanno dalle tre alle quattro settimane. Anche gli attivisti Lee Cheuk-yan, Albert Ho e Chow Hang-tung - accusati più di tre anni fa in quanto organizzatori delle veglie in ricordo dei fatti di piazza Tiananmen - sono ancora trattenuti in custodia cautelare in attesa del processo, il cui inizio è attualmente fissato per il 7 maggio.

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